Archivi del mese: Maggio 2008

Considerazioni sul terzo punto dell’ordine del giorno dell’odierno consiglio comunale di Paolo Cundari

Pubblichiamo una dichiarazione fatta dal dimissionario assessore al bilancio del comune di San Sosti, Paolo Cundari, inerente le energie rinnovabili e sulle quali ogni cittadino può ricorrere a questo sito per far conoscere le proprie opinioni. Tale argomento è stato causa delle dimissioni dell’assessore Cundari.

L’argomento posto in discussione che riguarda l’adesione a fonti di energia rinnovabile rappresenta, a mio avviso, un momento di partecipazione e di democrazia che esce fuori dagli schemi di maggioranze pre-costituite che a volte possono indebolire il dibattito politico. Ritengo che è merito di questa maggioranza facilitare questo dialogo di forma partecipativa al quale ognuno può dare il proprio contributo in modo autonomo, ma soprattutto con la propria cultura e la propria formazione politico-sociale. Premesso, quindi, che non viene inficiato l’attuale quadro istituzionale, qualunque sia la scelta, vado ad esprimere anch’io la mia opinione personale, che è anche la opinione della maggioranza dei cittadini, sulle due principali fonti di energia pulita che sono: le pale eoliche e l’energia solare. Considero esclusa la prima ipotesi del parco eolico per i seguenti motivi: innanzitutto la messa in opera delle pale necessita di un ampio territorio che certamente non è a nostra disposizione in quanto assorbito quasi interamente dal Parco Nazionale del Pollino che ne vieta la installazione. Come secondo motivo negativo, ma molto più importante, le pale eoliche provocano un forte impatto ambientale sia dal punto di vista visivo per l’ampiezza delle stesse sia dal punto di vista della rumorosità, ma soprattutto sono dannose alla fauna selvatica e domestica e dannose alla flora, alla vegetazione spontanea ed all’agricoltura. La installazione provocherebbe una zona desertica con impoverimento della già fragile economia del nostro paese noi saremmo incautamente responsabili della distruzione e devastazione del nostro stesso territorio. Per questo le future generazioni potrebbero addirittura dedicarci un bel premio “Attila” alla memoria. Preferisco, allora, affidarmi al pensiero del nostro premio Nobel “Rubbia” che indica per il meridione in genere di sfruttare quella fonte principale di energia rinnovabile rappresentata dal “Sole” sempre presente durante l’arco intero dell’anno. E se è vero, come constatiamo, che le stagioni sono sempre più calde, adoperiamoci, allora, affinché i nostri edifici pubblici siano forniti di pannelli solari per ridurre anche i costi gestionali dell’Ente senza devastare il nostro ambiente. Perciò propongo a questo Onorevole Consiglio Comunale di indirizzare la propria scelta sullo sfruttamento dell’energia solare.

Paolo Cundari

Uovo, gallina e politica

E’ nato prima l’uovo o la gallina? E’ una domanda che l’uomo si pone da millenni. E non è una domanda da poco…è un vero rompicapo! Perché è noto che la gallina nasce dall’uovo e l’uovo nasce dalla gallina…per cui se diciamo che è nata prima la gallina dobbiamo chiederci però come sia nata e se diciamo che è nato prima l’uovo dovremmo capire “da dove sia spuntato”… Ma che centrano l’uovo e la gallina con la politica? Forse qualcosa centrano. Infatti nel dialogo politico non siamo ogni volta chiamati a scegliere cosa è necessario venga prima? A stabilire delle priorità? Ebbene quali sono le priorità nella nostra piccola realtà di paese ? Da dove dobbiamo cominciare? Dall’uovo o dalla gallina? E’ un problema fondamentale stabilire l’inizio, l’origine di ogni cosa .Per realizzare un edificio si segue una procedura, quindi ogni fase della realizzazione dall’inizio alla fine è scandita da una logica ben precisa. Anche per amministrare un paese, piuttosto che una città o uno stato, si deve seguire un progetto redatto sulla base di una logica in vista della realizzazione di uno o più obbiettivi. E’ evidente quindi che gli obbiettivi da raggiungere presuppongono dei punti di partenza. Quindi io ritengo che il politico che si presenti agli elettori partendo dagli obbiettivi che intende raggiungere, paradossalmente, non sia un buon politico. Il bravo politico deve innanzi tutto partire dalle basi, dare conto ai potenziali elettori da dove intende partire, quali strade intende seguire, quali strumenti adottare e soltanto alla fine quali obbiettivi raggiungere. Io diffido da chi da un giorno all’altro dice, senza dare conto di come intende farlo, “ toglierò l’ICI sulla prima casa” (il riferimento è casuale). Allo stesso modo ritengo che il cittadino partecipe nella vita del paese sia quello che, nelle sue modeste possibilità, non si limiti a chiedere ma anche a proporre. Le proposte sono l’arma migliore per legare le azioni del politico. Se quest’ultimo infatti, è cosciente del fatto di essere stato eletto da cittadini partecipi che HANNO DELLE IDEE si sentirà vincolato a seguirle.

Per cui diciamo la nostra!

Art.1 della Costituzione Italiana “…La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”

Elio Ardifuoco

Tutti in piedi

A teatro al termine di una rappresentazione coinvolgente, appassionante e che sia stata in grado di suscitare le emozioni degli spettatori, tutti quasi in un impeto naturale ,quasi a volersi sentire più vicini agli artisti, a voler mostrare il cuore (fisicamente) si alzano in piedi battendo le mani o magari chiedendo il bis. Immaginiamo che su quel palco scorrano le immagini delle varie amministrazioni che si sono negli anni succedute con tutte le promesse non mantenute, gli sprechi, i volti sorridenti durante le campagne elettorali, le canzoncine che “a bordo” delle macchine attraversano il paese (quasi a voler dire si si voi ascoltate le canzoncine che al resto ci pensiamo noi), le opere mai realizzate, la totale assenza di idee innovative che potessero portare una ventata di speranza e di voglia di rendersi utili per il paese, gli specchietti per le allodole, i colpi di mano, gli assi nella manica. Certo nessuno si alzerebbe per applaudire e tanto meno per chiedere il bis. Eppure quello che vi chiedo oggi è di alzarci in piedi. Non per “mostrare il cuore” ma per dimostrare che le cose si possono cambiare. Non per dimostrare il nostro consenso per le cose fatte o non fatte ma per dare dei contenuti ad una campagna elettorale che ne sarebbe priva .Cominciamo da ora. Avanziamo proposte perché i futuri candidati sappiano che le cose sono cambiate. Da oggi in poi saranno votati democraticamente sulla base dei contenuti. Il futuro sindaco di San Sosti sarà colui il quale avanzerà le migliori proposte e le realizzerà. Perchè se le realizzerà ci guadagnerà la gente e, se la vogliamo vedere in termini egoistici, ci guadagnerà lui perché potrà camminare a testa alta, perché sicuramente (sono i meccanismi della politica) verrà rieletto, perché avrà l’onore di rimanere nei cuori e nella memoria della gente e, aggiungo, avrà la sua meritata standing ovation.

Elio Ardifuoco

Il legislatore dormiente: eutanasia

In molti ormai conoscono il triste fenomeno dell’eutanasia anche per via della tragica vicenda,mi riferisco alla vicenda Welby, che ha per lungo tempo occupato le “scalette” di tutti i telegiornali nazionali (anche quelli non degni di tale nome). Ma pochi sanno come stiamo messi a livello normativo su questo triste argomento. Innanzi tutto bisogna fare alcune distinzioni fondamentali per poter volgere lo sguardo sul versante giuridico. Esistono tre tipi di eutanasia: 1) L’eutanasia attiva che consiste nella soppressione della vita di una persona attraverso una condotta attiva (o commissiva) per motivi di pietà verso la persona che si trova in uno stato di grave malattia e di solito nello stadio terminale. 2)L’eutanasia passiva che consiste nella sospensione del trattamento che consente di mantenere in vita la persona gravemente malata; ci troviamo pertanto di fronte ad una condotta “omissiva” che consentirebbe di considerare come causa della morte la malattia stessa (a cui viene lasciato fare il suo corso) e non la condotta ad esempio di un medico. 3) L’eutanasia indiretta che si ha quando la morte o comunque l’accorciamento della vita deriva dalla c.d. terapia del dolore cioè dalla somministrazione di massiccie dosi di medicinali volta ad alleviare il dolore. Come dicevo pochi conoscono i profili normativi del problema; pochi sanno ad esempio che l’eutanasia attiva, quando non c’è il consenso della vittima perché magari non è in grado di manifestarlo, per la “Legge Italiana” è una ipotesi di omicidio doloso generalmente aggravato dalla premeditazione (perché la decisione di uccidere è di solito a lungo meditata dai familiari e dal medico curante), dall’uso di sostanze venefiche e dal fatto che vi sia un rapporto di parentela tra la vittima e “l’omicida”, aggravanti che di solito prevalgono sulle possibili attenuanti come ad esempio l’aver ucciso per motivi di particolare valore morale perché non tutti sono d’accordo su tale “valore morale” (in primis la chiesa). Quando invece c’è il consenso della vittima perché cosciente e in grado di intendere e di volere si configura un omicidio del consenziente. Risultato: i parenti e il medico sono messi di fronte ad una scelta insostenibile: prendersi un ergastolo (perdonate la brutalità) o continuare a vedere la sofferenza negli occhi della persona cara. Cioè come và và le cose non si mettono bene! Nella eutanasia passiva le cose sono ancora più complicate. Innanzi tutto perché è difficile stabilire quando una condotta è attiva o omissiva: se il medico si limita a staccare il tubo del respiratore o la macchina che tiene in vita il paziente sta facendo una azione o una omissione? Perchè le cose cambiano! se è una azione ci troviamo di fronte ad una eutanasia attiva (con tutte le conseguenze che ne derivano) se è una omissione allora è passiva. In secondo luogo bisogna distinguere a seconda che vi sia il consenso del paziente (ad esempio a non ricevere più un trattamento) o se non c’è consenso per perdita irreversibile della coscienza. Nel primo caso non si porrebbero problemi ( ovviamente si fa per dire) perché se c’è una volontà del paziente ad esempio a non ricevere più un trattamento questa deve essere rispettata( per cui non si ha omicidio del consenziente) ed anzi se il medico protrae contro la sua volontà le cure commette reato di violenza privata (ma è anche vero però che nel caso del distacco del respiratore il medico non può essere obbligato a farlo) .Nel secondo caso la cosa si complica ancora di più ma in breve si può dire che se anche ci fossero poche possibilità di risveglio il medico deve garantire al paziente tali chance, quando invece non c’è più alcuna speranza allora l’eutanasia è lecita ed anzi dovuta per evitare una incolpazione per, pensate un po’, vilipendio di cadavere. In pratica il problema sta proprio nello stabilire quando delle chance di salvezza vi sono! Ecco che allora l’unica strada possibile (molto controversa) sembrerebbe quella del testamento biologico (date un occhiata all’articolo pubblicato). Quindi che il legislatore (e quindi lo Stato, il governo, i politici), che fino ad ora ha dormito abbandonando completamente la materia al comune reato di omicidio (è la stessa cosa ammazzare una persona durante una partita allo stadio???), SI SVEGLI!!

Spero in qualche commento anche per qualche precisazione o correzione o punto di vista.

Elio Ardifuoco

Elezioni comunali 2009: eleviamo il tono con la partecipazione

Le pagine di questo giornale interattivo mi offrono l’opportunità e mi stimolano ad esternare alcune considerazioni che, credo, ogni cittadino che nutre amore per il proprio paese dovrebbe esprimere, offrendo così un contributo al dibattito. Sono fermamente convinto che si possa elevare il tono solo con la partecipazione. Il prossimo anno i cittadini di San Sosti saranno chiamati ad eleggere i protagonisti di quella che dovrebbe essere l’Amministrazione comunale per i prossimi cinque anni. Per questo appuntamento si avverte già chiaramente una strana agitazione che va oltre ogni logica ed ha ragione l’ anonimo cittadino quando afferma che ad amministrazioni così “attenzionate” non corrispondono adeguate condotte amministrative. Io credo che quando l’argomento è di continua discussione le ragioni siano di due tipi: o che la gestione della cosa pubblica sia ottima, oculata e sensibile alle aspettative generali, tanto da suggerire temi e confronti, oppure che le cose vadano davvero male e siamo proprio in una situazione disastrosa; mi sembra evidente che le ragioni siano certamente da ricercare tutte in questa seconda ipotesi. Del resto tutti gli indicatori ne legittimano le evidenze e ci presentano una comunità dai record, solo negativi. E’ inutile negarlo, viene consegnato un paese collassato, sfiduciato, incapace di reagire; i dati obiettivi sono tali da far tremare i prossimi amministratori, ai quali non basterà solo “rimboccarsi le maniche”, ma anche e soprattutto raccomandarsi con il Padreterno. Questa visione pessimistica non deriva solo dalla mancata realizzazione di opere o dalle voragini di bilancio che, pure legittimano molte preoccupazioni, ma da alcune certezze che purtroppo esprimono in modo chiaro e preciso la realtà. Allo stato attuale non pare sia “conveniente vivere a san Sosti” e nemmeno che San Sosti sia “luogo di opportunità”. Purtroppo solo pochissime giovani coppie decidono di vivere a San Sosti e per molti il desiderio di restare deve lasciare il posto alla amarezza ed alla considerazione che “è meglio andare via” perchè si percepisce sempre più diffusamente la paura e l’incertezza per il futuro sempre più meno roseo; i dati sull’occupazione sono drammatici e quei settori che avrebbero potuto offrire qualche sollievo provocano solo disperazione e sconforto; gli esercenti vedono ridursi gli incassi ed i pochi imprenditori hanno scarsa fiducia nei loro investimenti. In tanti anni, il turismo, la principale risorsa del paese, soprattutto quello storico religioso, non ha prodotto nulla di positivo per i giovani, la struttura turistico-ricettiva comunale “Kiniskos” è stata solo un’amara illusione e, paradossalmente, un danno per l’Ente. Pure la storia, la tradizione, la cultura, la stessa identità locale sono state barattate in cambio di “quattro danari” con il solo scopo di aiutare un bilancio già asfittico e disastroso. Lo spostamento della Fiera, se almeno avesse prodotto qualche segno di risveglio per l’economia locale sarebbe stata una scelta legittima e giustificabile. Ma non è stato così! Nessuno, proprio nessuno potrà mai dire il contrario. Lo sviluppo si programma, con azioni mirate, pensate e che siano in armonia con le peculiarità del territorio! Quella che doveva essere uno dei cardini dell’azione amministrativa, la formazione professionale, perché poteva da sola dare respiro all’occupazione giovanile , è stata invece solo citata formalmente nel programma amministrativo senza che mai fosse stato prodotto un solo atto per renderla operativa; infatti non è mai stato chiesto l’accreditamento di una sede, elemento indispensabile per fare attività di formazione; il turismo storico religioso, il “Kiniskos”, il Museo(sempre se ne annuncia l’apertura), il Cinema Comunale e la stessa Fiera potevano e dovevano rappresentare reali veicoli di sviluppo per una economia a chiara vocazione turistica… E l’elenco potrebbe continuare….-

Auguriamoci che i futuri amministratori, chiunque essi siano, sappiano tener conto di questo aspetto.

Spesso nei discorsi politici svolti tra persone comuni si leva la richiesta di nuovi volti per la gestione della cosa pubblica, in particolare si lamenta la disaffezione dei giovani verso la politica. Non so se in questo momento ciò sia vero; quel che conta, carissimi giovani sansostesi è che questa volta prendiate coscienza della gravità dei problemi che affliggono San Sosti, che non è più tempo di rinvii, ma di impegno serio e partecipazione attiva per fare in modo che incominci una nuova primavera con regole nuove e di buon governo. San Sosti ha assoluto bisogno delle vostre idee, del vostro entusiasmo e della vostra cultura, sicuramente non statica ma dinamica, pronta a confrontarsi perché il Comune possa diventare uno strumento di partecipazione democratica.

Luigi Fiore

CARA VECCHIA FIERA

In realtà voleva essere un commento all’articolo/sfogo dell’amico Pietro Bruno (la sua mente è a Roma ma il suo cuore è a San Sosti!) poi però mi sono reso conto che la “faccenda” di quella che è stata ribattezzata “l’antenna del castello” è davvero incommentabile! Posso solo dire che anche a San Sosti abbiamo il nostro EcoMostro. Ho deciso allora, visto che è stata lì chiamata in ballo, di dire due paroline sulla cara vecchia fiera. Cara perchè, chi non ricorda le lunghe estenuanti passeggiate dall’Hotel Santa Croce fino “alla fontana” dove ci si rifocillava di acqua insolitamente fredda e si ripartiva per altre 2-3 ore di marcia; e i bagni di folla cui si andava incontro quando si tentava di attraversare in macchina “u chianu da fera”, quei bagni di folla che ti facevano sentire una rockstar alle prese con i suoi fans e nei quali avresti tanto voluto essere Mosè; e i doni che i generosi commercianti ci lasciavano terminata la fiera e che rimanevano a decorare “u chianu” nei giorni successivi e che ci facevano tanto sentire la loro mancanza. Vecchia perchè, inutile a dirlo, la fiera del Pettoruto ha una tradizione centenaria, è un filo conduttore che lega epoche, culture, tradizioni, usanze diverse…appunto diverse. E a questa diversità che è una diversità conseguente all’evoluzione non si è accompagnata l’evoluzione delle strutture, delle condizioni igienico-sanitarie e di viabilità che il comune aveva il dovere di apprestare per consegnarci una fiera del Pettoruto che fosse compatibile con le esigenze della modernità. Fiera perché fiera si estendeva lungo il piano al quale ha dato il suo nome e fiera portava addosso il fascino della sua storia centenaria…quella stessa fierezza con cui ha saputo ritirarsi silenziosa in quello squallido “spiazzale” abbandonata dal comune (ma questa non è una novità) e forse anche dalla gente (e questa è la novità). Eppure in quel punto si sarebbe potuto fare qualcosa di molto bello: che cosa avreste pensato se la nostra Fiera pur restando in quello stesso piazzale fosse stato circondato da siepi curate, alberi, illuminazioni suggestive e poi sentieri in pietra, muretti in tufo, zampilli e fontane artistiche? Penso che sarebbe stata tutta un’altra cosa…ma forse è troppo…siamo abituati ad accontentarci.

Elio Ardifuoco

Incontro preliminare sul Piano Strutturale di San Sosti

Giorno 23 c.m. nei locali del Municipio i quattro tecnici incaricati: l’ing Castellucci, l’ing. Guaglianone, l’ing Fasano e l’ing Calonico, in presenza degli amministratori e dei rappresentanti dei partiti politici di maggioranza, hanno presentato in via ufficiosa il Piano strutturale che rappresenta lo strumento urbanistico su cui poggia lo sviluppo di una realtà urbana. Fra breve ci sarà la presentazione ufficiale con conseguente confronto cui, immagino, seguirà discussione abbastanza nutrita. Bisogna augurarsi che questo Piano possa veramente andare incontro a quelle che sono le reali esigenze di sviluppo del nostro comune e di privilegiare quelle zone che che pur avendo un sacrosanto diritto ad essere urbanizzate, nei tempi andati sono state vittima di una illogica e forse interessata penalizzazione. Saranno diffuse, non appena il Piano sarà ufficializzato, le nuove notizie con relativo commento. E’ auspicabile che da questo sito, aperto a tutti, possano essere diffuse le opinioni dei cittadini che vogliono esternare, in merito, le proprie idee.

Un cittadino

Mens sana in corpore sano

E’ indubbio come una sana pratica sportiva fatta con naturalezza, come acqua che sgorga dalla fonte, rigenera mente e corpo. C’è chi, preso da impegni quotidiani, ne ha solo memoria come qualcosa di molto lontano che fa risalire i suoi ricordi alla giovinezza quando spensierato riusciva a divertirsi come non sa più fare. Adesso anche se questi sono troppo nostalgici per un attimo trova quel benessere antico. Quei luoghi sono lontani ma l’associazione di quando correva e giocava con gli amici senza pensieri è ancora forte e presente. Collegare lo sport a quei giochi spensierati, farsi l’idea che questo è solo un gioco per ragazzi e che un adulto non può più permettersi di giocare come un ragazzo, non deve essere accettata come una cosa giusta. Tutto ciò che di sacrosanto esiste, merita forte rispetto e responsabilità. Guai a trascurare le cose più necessarie come l’amore dei propri cari, il sostentamento della famiglia, la serietà dei rapporti sul lavoro e della vita personale. Se da una parte non si deve trascurare quello che è prioritario, dall’altra non si deve uccidere ogni slancio di tenerezza e di giovialità che matura dentro di noi. Gli schemi non devono essere considerati come le linee guida di quello che si deve fare. Non vi è peggiore modo di prendere la vita come il volere considerare alcune manifestazioni ormai superate e adatte solo ai bambini. L’errore più grande che si possa commettere è proprio quello di sentirsi adulti per fare certe cose. Con il passare degli anni si perde sempre più in elasticità per una fisiologica involuzione. Se a questa naturale condizione organica si aggiunge anche l’annientamento sul nascere di quel filo di entusiasmo che qualche volta si avverte dentro è veramente l’inizio della fine, la tomba della vita. L’esistenza, al contrario, è una cosa bellissima, la gioia di vivere non va mai soppressa e quando la sentiamo dentro di noi come qualcosa di positivo che vuole uscire non dobbiamo fare niente per impedire che questo avvenga. Se un bel mattino avvertiamo forte la nostalgia di camminare all’aperto o correre in mezzo ai boschi dobbiamo esaudire questo nostro desiderio, abbandonarci a questa coinvolgente spinta e andare dove saremmo andati da bambini. Allontanare dalla mente l’idea perversa che un adulto non può più gioire come faceva un tempo, è la prima importante necessaria rimozione. Farsi guidare da ciò che di positivo esplode dentro di noi è la seconda cosa saggia si possa fare nella vita. Mettersi in contrapposizione ad ogni sorta di luogo comune, specialmente quando questo va a cozzare contro i sentimenti e gli interessi nostri e della società è sempre cosa giusta da fare. Trovare piacere e solidarietà insieme agli altri, avere del tempo a disposizione ed impiegarlo bene è la massima interpretazione della vita. Godere di buona salute è l’aspirazione di tutti così come ogni attività che consente il mantenimento del nostro stato di salute è un sicuro universale investimento. Ed ecco che un’idea chiara si fa luce nella mente: la dimostrazione di come qualcosa, erroneamente considerata da qualcuno una perdita di tempo e di denaro, come d’incanto si rivela una sorgente di entrambi ed alla fine ci colloca in una dimensione ideale di massimo agio e gradevolezza nel cui contesto si è obbligati a ringraziare Dio per essere nati e per averci fatto quel regalo più bello che è la vita.

Antonio Vigna

Mi riferisco ai miei quattro articoli pubblicati sul Giornale Interattivo e puntualizzo…

Mi sono voluto inserire nel dibattito politico locale che, a mio giudizio, sembrava sterile e basato più su rancori personali più che ad un interesse alla critica costruttiva. (faccio riferimento, principalmente, a quella “pseudo satira” politica, che per anni è serpeggiata nel dialogo politico sansostese”, spesso unilaterale. Dall’altro campo, però, non ci sono state delle risposte convincenti e quindi si è proceduto su direttive diverse, perdendo di vista gli obbiettivi comuni.

NIENTE DI PIU’ SBAGLIATO!

Si doveva collaborare. Dicevo che sono intervenuto nel dibattito politico ponendo delle critiche, sia di tipo generico che specifiche e che abbracciano un periodo di tempo molto ampio e non relativo solo agli ultimi quattro anni. Ho fatto rilevare, e proseguirò in tal senso, come varie Amministrazioni, che si sono susseguite negli anni, non siano state attente e in sincronia con alcuni programmi ministeriali e regionali, perdendo,così, buone opportunità. Anche la mia disponibilità a guidare una coalizione civica alle prossime elezioni comunali è finalizzata ad aprire un dibattito costruttivo tra tutte le forze politiche in campo, e non ad un arrivismo e protagonismo personale. Tengo a sottolineare che non c’è stata da parte mia alcuna intenzione di offendere o denigrare o dare colpe di tipo soggettivo a nessuno. La mia simpatia per una parte politica e la stretta amicizia (di cui sono onorato) con persone di rilievo nella politica sansostese, non mi esime dal fare, quando necessario, le mie modestissime considerazioni critiche.

Il mio obbiettivo è solo il bene di San Sosti.

Pietro Bruno

Testamento biologico

Il testamento biologico, un progetto d’istituto giuridico che dovrebbe regolamentare la “materia”, ha destato attenzione ed aperto il dibattito su tutti i fronti: medico, legale ed etico. Questo consiste in una dichiarazione anticipata di volontà che permette alla persona, mentre ha piena volontà d’intendere e volere, di dare disposizioni riguardo ad eventuali trattamenti sanitari sul proprio corpo, nel caso in cui le sue facoltà mentali fossero gravemente danneggiate. Tale dichiarazione, che può sempre essere revocata, consentirebbe anche la designazione di una persona a cui delegare decisioni che il diretto interessato non sarà in grado di prendere. Le problematiche di ordine morale in merito alla sofferenza fisica, dinanzi a malattie che paiono incurabili dalla odierna scienza medica, sono tanto delicate quanto intricate. I casi di stato vegetativo che sembrano permanenti, purtroppo, sono molto più numerosi di quelli portati alla ribalta dai media e dietro ciascuno di essi vi sono volti, storie ed affetti. Ciò che ancor più rimane sottile, tanto labile da sfuggire ad ogni previsione legislativa, è la linea di confine tra il lodevole zelo per onorare la vita e forme di bieco accanimento terapeutico. Nessuna speculazione dovrebbe mai mutare il paziente in una cavia per testare i nuovi farmaci di qualsivoglia azienda. È chiaro come la questione esige il contributo della coscienziosa deontologia professionale medica, senza la quale non si può tutelare per sola via giuridica la dignità della persona. Nell’odierna società l’eutanasia è il pietoso rimedio dell’uomo senza Dio, che vuole evitare il travaglio di un dolore psico-fisico giudicato senza senso né speranza. Il testamento di vita, com’è anche definito, mira a restituire all’individuo la sovranità sul proprio corpo. Quando però si trattano la sofferenza, la vita e la morte in una prospettiva di fede cristiana occorre parlare della sovranità di Dio. Considerando l’incalcolabile ricchezza della vita umana, unica ed irripetibile, quale dono di Dio al mondo: il creatore è l’unico avente piena autorità di disporre della vita e della morte d’ogni uomo e nessun altro può, o esserne delegato. Pertanto, l’ammalato “incurabile”, o altri per lui, devono procacciare tutta l’assistenza che la medicina consente. Il cristiano ha indicazioni precise, volte sempre ad esercitare piena fiducia nell’Iddio Onnipotente ed a rimettersi alla Sua Sovrana volontà, sapendo che Dio non sarà mai soggetto alla biotecnologia, all’interruttore di un macchinario, per dare o togliere la vita. È ribadito che la vita umana è ben più del fiato corporeo; essa non si riduce ad un ammasso di organi animati da processi chimici, bensì composta di corpo, anima e spirito. Perciò si può ricordare a tutti che in un corpo “irrime- diabilmente” compromesso vi è comunque un’anima che può essere vivificata e così prosperare in salute spirituale, anche in una degenerazione fisica mortale. Il valore della vita umana non è legato esclusivamente all’utilità sociale dell’individuo in buona salute o alla prospettiva di benessere terreno. I credenti di ogni tempo, dinanzi alla morte fisica, finanche lenta, dolorosa o cruenta, hanno sempre lasciato un inestimabile testamento spirituale, il testamento della fede nella certezza della gloriosa ed eterna eredità divina! Non dimentichiamo, quindi, prima di essere solleciti perché qualcuno smetta presto di soffrire, che possiamo e dobbiamo coltivare una più profonda compassione affinché ogni persona, sia assistita fino alla fine, caritatevolmente ad affrontare in modo sereno la sua naturale dipartita nell’aldilà.

Domenico Francomano