Diabete Mellito – Consigli del Medico

Il termine Diabete trae origine dal greco e significa “passare attraverso” e Mellito, che fa riferimento al miele, vuol dire “dolce”. Quanto premesso sta ad indicare che lo zucchero che si trova nel sangue, quando supera un certo valore, oltrepassa la soglia renale e finisce nelle urine rendendole dolci. Gli antichi medici per fare diagnosi di Diabete Mellito saggiavano le urine per valutare se queste avevano un sapore dolciastro. In caso affermativo si poneva diagnosi. Ma questo termine, col passare del tempo, è stato messo da parte perché le nuove conoscenze hanno messo a nudo la complessità di questa malattia per cui al termine riduttivo “Diabete Mellito” è stato preferito il termine “Malattia Diabetica“. Cosa vuol dire tutto questo: Il Diabete che trova la sua causa in una mancanza o insufficiente funzione dell’Insulina, vede il glucosio accumularsi nel sangue creando all’organismo una complessità di problemi non conosciuti nei tempi andati. I valori normali della glicemia (lo zucchero nel sangue) non devono superare a digiuno il tasso di 110mg/100ml, oltre questi limiti bisogna indagare con altri e più veritieri esami come la curva da carico con glucosio per porre la diagnosi di certezza. I nuovi studi hanno suddiviso il Diabete in due grandi gruppi: 1) Diabete primitivo e 2) Diabete secondario. Il Diabete primitivo comprende quello di tipo I e quello di tipo II. Il Diabete di tipo I, detto anche Diabete giovanile, è causato da una mancanza di Insulina sin dall’inizio per cui compare già nella giovane età e per essere curato ha bisogno da subito di somministrazione di questa sostanza. Spendiamo opportunamente due parole per chiarire che l’Insulina è un ormone prodotto dalle Insule pancreatiche ed ha la importantissima funzione di far entrare il glucosio nelle cellule e consentire così il metabolismo cellulare. Il secondo, detto Diabete di tipo II (colpisce gli adulti) è dovuto ad un’alterazione biologica dell’Insulina per cui l’ormone, pur essendo presente nell’organismo, non svolge bene il suo compito. Il Diabete di tipo II inizialmente si cura con farmaci che si assumono per bocca (ipoglicemizzanti orali); questi farmaci stimolano il Pancreas a produrre quantitativi maggiori di Insulina per sopperire alla ridotta azione di un ormone non normalmente funzionante. Col passare del tempo si finisce col dover ricorrere, come nel primo caso, alla somministrazione di Insulina perché quella endogena, prodotta dal Pancreas, si esaurisce sotto la continua spinta degli ipoglicemizzanti orali. Il Diabete primitivo è di origine genetica, contrariamente al gruppo di cui parliamo appresso che può trovare la sua causa anche in fattori acquisiti.
Il secondo gruppo o Diabete secondario comprende: 1) Diabete da malattie del Pancreas come i tumori, gli interventi chirurgici e le infiammazioni. 2) Diabete da disturbi ormonali che possano creare squilibri glicemici. 3) Diabete da assunzione per lungo tempo di sostanze iperglicemizzanti. 4) Diabete da alterazione dei recettori dell’Insulina (i recettori sono necessari perché l’ormone possa espletare la sua funzione).
Per quanto riguarda la Clinica, diciamo che la malattia Diabetica può essere causa di numerosi quadri patologici di cui alcuni severi. Esaminiamo i più importanti: a) stato dismetabolico che molto spesso è causa di coma per cui bisogna intervenire tempestivamente ed opportunamente se si vogliono evitare lesioni cerebrali irreversibili; b) alterazioni della circolazione con quadri di arteriosclerosi che sono spesso causa di ictus cerebrale, infarto del cuore, ischemie degli arti con formazioni di ulcere diabetiche di notevole gravità, alterazione della funzione renale con epiloghi di insufficienza renale, disturbi della vista per la alterazione della microcircolazione retinica (si ricorda che il diabete è causa anche di formazione di cataratte); c) Neuropatia diabetica con disturbi della funzione motoria e/o sensitiva dei nervi con quadri clinici di dolore o di intorpidimento della sensibilità, di ipotonie muscolare ecc.
La terapia di questa complessa malattia non può prescindere da un corretto stile di vita che deve ottimizzare il consumo e l’apporto di calorie e favorire un’efficace attivazione della circolazione. Si richiede in proposito molto movimento fisico per la sua duplice funzione: aumenta il consumo delle calorie e quindi degli zuccheri ed attiva la circolazione favorendo un buon nutrimento dei tessuti che, col diabete, rischiano di andare in sofferenza con epiloghi di notevole gravità. All’attività fisica si deve accompagnare una dieta che preveda un numero di calorie che non sia esorbitante, ma adeguato al fabbisogno dell’organismo che si prende in esame. In sintesi il bilancio tra calorie assunte e quelle consumate deve essere rigorosamente opportuno ed all’uopo si consiglia il supporto di seri Dietologi. Al Diabetologo spetta il compito, infine, della terapia farmacologica la cui scelta esige molta professionalità e competenza.

Giovanni Rosignuolo

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