Archivi del giorno: 14 giugno, 2008

Proposta indecente II: il Ritorno

Nell’articolo pubblicato qualche giorno fa intitolato “Proposta indecente” esprimevo i miei dubbi sulla proposta, tradotta proprio ieri in disegno di legge, avanzato dal presidente (no non del Milan del Consiglio) Berlusconi: dubbi non sul fatto se possa o no essere una buona misura ma sulla sua stessa logicità. E’ infatti incomprensibile e fuori da ogni logica che si voglia intensificare la tutela della Privacy non semplicemente vietando la pubblicazione delle intercettazioni (fino a che le stesse siano considerate segrete) ma ancor prima vietando le intercettazioni stesse rispetto a reati puniti con una pena edittale inferiore nel minimo a 10 anni. Infatti secondo il disegno di legge presentato ieri le intercettazioni sarebbero consentite soltanto per reati per i quali è prevista una pena edittale superiore nel minimo a 10 anni (la legge di solito, ma non sempre, prevede che un reato debba essere punito con una pena che va da un minimo ad un massimo, es. da 5 a 10 anni, sarà poi il giudice a stabilire la pena precisa) salvo alcune eccezioni come corruzione ,concussione, violenza privata, minaccia e calunnia; inoltre devono essere autorizzate da un giudice collegiale e non più dal giudice per le indagini preliminari e altre misure, queste condivisibile, per garantire maggiormente tutte le operazioni di intercettazione. Poi prevede fino a 5 anni di carcere ( spropositato) per pubblici ufficiali (magistrati, cancellieri ecc) che rivelano il contenuto di intercettazione e fino a tre anni, convertibili in pena pecuniaria, per il giornalista che la pubblica.
Dicevo il Ritorno perché Berlusconi Silvio ha già mostrato in passato la propria avversione nei confronti della magistratura in generale e delle intercettazioni in particolare. Devono proprio essergli antipatiche queste intercettazioni, forse non si sente tranquillo a sapere che qualcuno potrebbe ascoltare le sue conversazioni o magari è solo timido… magari è come quando qualcuno ti osserva quando cerchi di fare “pipì”… insomma non è il massimo…quantomeno perché non riesci a concentrarti. Dicevo della sua avversione. Nel 2003 (governo Berlusconi) viene promulgata una Legge sulle immunità dei membri del parlamento in base alla quale : 1) se un magistrato intende intercettare un membro del Parlamento deve chiedere l’autorizzazione alla camera di appartenenza…!!! In pratica non hanno avuto il coraggio di dire espressamente che loro non sono sullo stesso piano dei comuni mortali e hanno detto “si anche io come voi posso essere intercettato…solo che prima devo essere avvisato”. 2) se un magistrato sta intercettando un’altra persona (in ipotesi un Boss di Palma di Montechiaro) la quale “per caso” si trova a parlare con un “divus” per utilizzare tali intercettazioni deve chiedere l’autorizzazione alla camera di appartenenza!! Se ad esempio il boss racconta al parlamentare di aver partecipato alla “strage di via d’Amelio” e la camera (com’è prevedibile) non da l’autorizzazione all’utilizzo, si butta tutto nel cestino. Addirittura si era proposto che fosse sufficiente che in una conversazione fosse nominato un parlamentare perché poi fosse necessaria l’autorizzazione all’uso. Altro che Casta.
Ma tornando al disegno di legge appena approvato. Come al solito Berlusconi Silvio si trova in conflitto di interessi… d’altronde ad avere le mani dappertutto si paga qualche prezzo. Ma come proprio lui che è proprietario di numerosi giornali e di tre reti televisive si mostra indignato per i giornalisti che pubblicano le intercettazioni… quegli stessi giornalisti che facendo di questi scoop gli portano non pochi quattrini… allora uno potrebbe dire bhe allora con questo provvedimento (se verrà tradotto in decreto) va contro i propri interessi! Non ne sarei così sicuro! Il rischio è infatti che dal momento che la pena della reclusione è convertibile in pena pecuniaria ed anzi probabilmente sarà prevista direttamente una pena pecuniaria le redazioni potranno fare un ragionamento di costi benefici: quanto mi costa se pubblico le intercettazioni? Quanto guadagno in termini di vendite se le pubblico in esclusiva? Credo che sia molto più alto il guadagno. Infatti mettiamo che venga condannato a tre anni di reclusione, il massimo della pena; tradotti in denaro, se si considera che ogni giorno di reclusione è valutato pari a 38 euro, avremo che 365 x 38 x 3 = 41.610 euro. Questo è l’ammontare massimo. Bazzecole per una grossa testata giornalistica una cifra pesante per il giornaletto di provincia. Per cui è evidente che potrebbero esserci anche problemi di distorsione della concorrenza.

Elio Ardifuoco

ITALIA – ROMANIA: un pari ma che partita!!

L’atmosfera è sempre quella. Strade deserte e tutti davanti alla tv. Ore 18,00 televisori sincronizzati. In mezzo la strada risuona, dalle abitazione dei vicini, l’inno nazionale e finalmente le tanto attese parole del telecronista che decretano l’inizio della partita.. “campioni del mondo in divisa e calzoncini azzurri sulla sinistra del vostro teleschermo… partiti!!”.
In un match dove la vittoria era d’obbligo, alla luce della disfatta contro l’Olanda, assistiamo ad una partita in cui l’Italia dimostra determinazione e grinta.
L’Italia parte forte e la sensazione è che si possa segnare a momenti. La Romania non sta a guardare e ad ogni occasione azzurra ribadisce colpo su colpo. Partita vera. Il ct Donadoni effettua nuovi cambi rispetto all’ultima uscita azzurra e le cose sembrano andare meglio. Si sfrutta molto il gioco sulle fasce e con Grosso in versione mondiale i nostri attaccanti hanno tante occasioni per andare in rete. Però proprio mentre l’Italia prova a passare in vantaggio, che i rumeni prendono il palo su punizione, decisiva la deviazione di Panucci. I tentativi sono tanti ed alla fine Toni gonfia effettivamente la rete ma per un distrattissimo guardalinee è un gol da annullare. Fuorigioco inesistente. Italiani adirati. Che peccato!! Andare negli spogliatoi in vantaggio lo sarebbe stato, oltre che per il risultato, anche per un punto di vista psicologico. Per la cronaca era appena il 40’del primo tempo.
La ripresa è la stessa storia. Del Piero partito titolare (stasera pure capitano) non va oltre la sufficienza. Stesso discorso anche per i centrocampisti della Roma Perrotta e De Rossi che hanno preso il posto di Ambrosini e Gattuso (capi espiatori della disfatta orange) .
Proprio mentre il nostro ct medita le sostituzioni, per dare maggiore incisività in attacco, che succede l’inverosimile. Retro passaggio di testa di Zambrotta verso Buffon, intercettazione di Mutu che piazza il pallone all’incrocio dei pali ed è l’1-0 per la squadra Rumena.
La sfuriata azzurra è incontenibile. Passano pochi minuti ed è pareggio. Un’azione che passa per i nostri centrali di difesa. Angolo di Pirlo, colpo di testa di Chiellini che ribatte nel centro e Panucci insacca.
Davanti la tv si grida, ma quanto ci piace il calcio a noi italiani…
È un susseguirsi di azioni di attacco da parte dei nostri che ci appassionano, ci entusiasmano. Azioni ben organizzate e manovre avvolgenti. L’ingresso di Cassano alza il tasso tecnico in campo. Ma perché parte sempre dalla panchina? FantaAntonio è in gran giornata. Si spinge insistentemente ma la corazzata azzurra si infrange contro il muro dei rumeni. Un arbitro norvegese in versione natalizia regala un rigore ai gialli. È l’82. Sembra la fine. Probabilmente in una compartecipazione di cause (Mutu non calcia al meglio, ma sicuramente Buffon è una certezza) il rigore è respinto. Triplice fischio finale ed elettrocardiogramma che rientra nella norma. L’Italia con un solo punto in classifica. La possibilità che la nostra avventura finisca qua è abbastanza concreta, però basta mettersi una mano sul cuore, precisamente la dove sulla casacca azzurra brillano le 4 stelline dorate, e ammettere che probabilmente non possiamo pretendere di più da ragazzi che, se pur sconfitti in queste battaglie europee, ci hanno regalato la vittoria più bella. Per la storia: BERLINO 9 LUGLIO 2006…Comunque vada grazie di cuore AZZURRI..

Aldo Maria Rosignuolo

Addio Giovanni

Il cielo è limpido e la temperatura è calda nel primo, vero pomeriggio d’inizio estate. Mentre Giuseppe Costanza, in via Notarbatolo, siede alla guida di una Croma azzurra diretta a Punta Raisi, preceduta e seguita da altre due auto di scorta, poco lontano un uomo entra nella bottega di un barbiere. Salvietta bianca intorno al collo, testa reclinata all’indietro, sigaretta accesa tra le dita, Paolo Borsellino ha gli occhi chiusi e prova a rilassarsi mentre Paolo Biondo, da quindici anni il suo barbiere con bottega in via Zandonai, a due passi da casa, gli passa la lozione dopobarba sul viso scavato. Quello del barbiere è uno dei pochi rituali che è riuscito a mantenere: la “seduta” da Paolo gli serve per ritagliarsi una pausa nel vortice degli impegni quotidiani, e per pensare in solitudine. Al salone da barba, questo pomeriggio, lo ha accompagnato in auto sua figlia Fiammetta, ma più tardi tornerà a piedi da solo, come ha sempre fatto. Sono da poco passate le 18, quando squilla il cellulare.
– si?
– Paolo?

E’ un collega. E gli sta dicendo qualcosa di terribile. Paolo Borsellino sbianca in volto, si raddrizza sulla poltrona del barbiere, fa cenno all’artigiano di fermarsi. La voce gli esce strana, lamentosa.

– Ma che dici?
– Si, è Giovanni. Sappiamo solo che è ferito.

Borsellino si alza, si strappa la salvietta dal collo, senza staccare l’orecchio dal cellulare tira fuori dalla tasca il portafogli, prende due banconote da diecimila lire, quasi le lancia a Paolo Biondo e balza fuori dalla bottega, senza fargli neppure un cenno… Non cammina, adesso, corre. In pochi minuti è a casa, passa dritto e veloce davanti al portiere senza salutare, s’infila in ascensore, arriva alla porta del suo appartamento e bussa una, due volte.
Manfredi gli apre, è sorpreso di quelle scampanellate, suo padre non fa mai più di uno squillo, lo interroga con lo sguardo, ma lui non gli rivolge la parola. Va dritto nel suo studio e si attacca al telefono. Agnese non è in casa, è fuori con un’amica. Lucia e Fiammetta studiano nel soggiorno, ma sentono il trambusto, accorrono nello studio: < Che è successo? >. Paolo non risponde. I ragazzi lo guardano turbato, comprendono che è accaduto qualcosa di orribile. Paolo è immobile, non parla, con il dito insiste sulla tastiera del telefono, forse trova occupato. Ha la bocca contratta, cucita. Lucia lo implora: < Papà dimmi cos’hai, dimmelo >.
Lui tace. Poi di colpo, con gli occhi da pazzo, Borsellino si sfila la cintura dei pantaloni, la afferra e la sbatte contro un muro, due, tre, dieci volte. Urla con rabbia: <Un attentato…Giovanni…è ferito, è all’ospedale Civico>. Lucia, Fiammetta e Manfredi sono impietriti. Lucia è quella che si riprende per prima. Mette una mano sul braccio del padre. Lo ferma, a fatica blocca quelle cinghiate di rabbia. <Andiamo, papà, ora basta. Andiamo da lui>. Prende le chiavi della A112 di Fiammetta, le passa a suo padre. Borsellino si scuote, sembra tornare in sé, si rimette la cintura: <Si, andiamo>.

(Passo tratto dal libro ” L’agenda rossa di Paolo Borsellino” di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza)

Elio Ardifuoco