Una discesa cinica nel baratro dell’insensibilità.

Il capogruppo di minoranza riferisce in un suo esegetico[1] scritto dal titolo: “I sassi nello stagno”, di essere stato aggredito verbalmente mentre faceva nel consiglio comunale del 30 maggio, una semplice e garbatissima considerazione sulle assenze di un consigliere, invitandolo a un maggiore impegno.

Il riferimento era alla mia persona e a tal proposito rispondo, con pudore, di essere stato assente per gravi e risaputi motivi familiari.

Comunque, mentre era prevedibile che non ricevessi dal predetto consigliere parole di solidarietà, mi ha sorpreso constatare che sulle mie assenze imbastisse una spregevole operazione di sciacallaggio.

L’espressione “bilioso” uscita dalla mia bocca è frutto della reazione di chi ha appena constatato come, da alcune parti, venga concepito lo scontro politico: una sorta di combattimento da ascari e una cinica discesa nel baratro dell’insensibilità.

Sento il dovere di puntualizzare tutto ciò, essendo stato personalmente chiamato in causa, dalle pagine di questo giornale.



[1] Questa volta l’attività esegetica è rivolta verso quanto scrive Pietro Bruno.

Francesco Capalbo

2 risposte a “Una discesa cinica nel baratro dell’insensibilità.

  1. pietro bruno

    Carissimo Francesco, approfitto di questa sede, visto che non ho i tuoi numeri di telefono, per dirti che ho appreso che hai avuto dei problemi familiari da poco.
    Nell’augurarti che tutto si risolva positivamente e presto, porgo a te e alla tua famiglia i miei migliori saluti. Pietro Bruno.

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  2. Vincenzo Oliva

    Mi dispiace riapparire in questa telenovela scritta e sceneggiata da chi le parole le usa soltanto – lo ripeto – per trastullarsi, ma non cederò di fronte alla tracotanza di chi è convinto di poter gettare impunemente fumo negli occhi di tutti, presentandosi sempre come anima candida e meravigliata delle sconcezze di questo mondo!
    Partendo dal fatto che almeno la nostra “anima innocente” ammette di aver pronunciato la parola “bilioso” nei miei confronti (ma l’espressione usata è stata anche più offensiva), riconfermo che sono stato aggredito mentre facevo una “semplice e garbatissima” considerazione. Premesso che i componenti della minoranza consiliare hanno sempre cercato di onorare i propri impegni istituzionali e politici, mi permettevo – con un filo di evidente ironia (ironia che tanto piace al signor Capalbo quando i destinatari sono altri…) – di apprezzare l’invito del capogruppo di maggioranza a essere più presenti, prendendo atto che lui stesso metteva in pratica il suo stesso invito ritornando, dopo mesi, tra i banchi del Consiglio Comunale.
    Non avevo neppure terminato questa frase quando è arrivata – davvero inaspettata! – la reazione del consigliere Capalbo (a cui, subito, ho contrapposto la mia).
    Allora dove sta, di grazia, la “spregevole operazione di sciacallaggio”? I casi sono due: o il consigliere parla per se stesso, oppure si ritiene davvero al centro dell’universo!
    Faccio notare (e se qualcuno volesse sostenere il contrario lo faccia con prove inconfutabili) che nelle sedute in cui Capalbo è risultato assente NESSUNO della maggioranza ha riferito o giustificato qualcosa su quelle assenze e, soprattutto, NESSUNO della minoranza ha chiesto o commentato alcunchè.
    Se, nonostante questo, lo stesso consigliere ritiene davvero che la mia occupazione principale sia quella di interessarmi della sua Persona e delle sue vicende e, quindi, dovrei essere a conoscenza di tutto ciò che lo riguarda, siamo a un livello di presunzione, direi, divina. Così come solo in questi giorni ha appreso dei suoi problemi familiari l’amico Pietro Bruno, non si capisce perchè il sottoscritto doveva esserne per forza a conoscenza prima di quel Consiglio Comunale.
    E’ superfluo sottolineare che non mi è mai passato per la mente di speculare sui problemi di salute di nessuno, nè in politica nè nella vita privata. Sono sempre stato convinto che le proprie idee si difendono con argomentazioni suffragate dalla ragione e dai fatti, mai con insulti o pettegolezzi.
    Se, dunque, il consigliere Capalbo si ritiene una persona civile dovrebbe chiedermi scusa pubblicamente, così come pubblicamente non ha esitato a parlare di sciacallaggio.
    Per il resto, se il dibattito politico (con le annesse divergenze) si indirizza verso l’analisi dei fatti e verso le proposte, tutti quanti (e, perciò, l’intera comunità) abbiamo solo da guadagnarci.
    Mi scuso con i lettori e con l’editore (che certamente cominceranno a trovare tedioso questo botta e risposta) ma non potevo sorvolare su un’accusa veramente ignominiosa.

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