Vorrei questa volta affrontare l’aspetto più difficile, quello più dibattuto ma ancora tabù. Quando si parla di psiche, tutto quanto si è affermato prima non è immune da critica e revisione. La mente umana è una piccola dimensione semisconosciuta che organizza ed elabora qualunque cosa facciamo. Se qualcuno riesce a farne il massimo uso è tutto da dimostrare. Chi crede di saperla usare alla perfezione è il più ignorante di questo mondo. Io sono solo l’ultimo di una schiera che condivide questa sacrosanta verità, molti saggi e psicoanalisti lo hanno fatto prima di me. Dalle scelte che facciamo oggi molto dipenderà quello che riusciremo ad essere domani. Di notte, o al mattino al risveglio, quando la mente è ancora assopita, a volte, si è come sopraffatti da una sorta di cattivi pensieri che solo con una piena presa di coscienza svaniscono. Anche individui di forte personalità, solo dopo essersi alzati ed avere messo i piedi saldamente sul pavimento, riescono a fare riemergere i programmi ed a rimettere l’obiettivo “numero uno” nel mirino. Dopo un’ attenta riorganizzazione mentale si stabilisce come ed a quale intensità si potrà impostare la nostra giornata. Accostando il concetto allo sport ed alla metodica di allenamento, se da una parte è consigliabile seguire uno schema, dall’altra questo deve sempre essere personalizzato in funzione di alcune varianti che vanno dal nostro umore alle nostre esigenze ed alle nostre energie che in quel momento abbiamo da spendere. Ieri si è recuperato, oggi dovremmo fare un lavoro più intenso, ci accorgiamo che questo ci arreca stress, il nostro fisico si rifiuta, la mente dice no? Nessun problema a patto che non ci accaniamo a completare quel lavoro oggi, con risultati che sarebbero per noi devastanti. Rimandiamolo a quando avremo la giusta carica e forza. Ora è il momento di ascoltarci, di riconoscere il richiamo dei suoni ed il soffiare delle correnti che si agitano dentro di noi. Imparare a dialogare con noi stessi, discriminare sui nostri stati d’animo, sapere attingere alle nostre energie residue e non andare mai oltre questo limite, è la ricetta su cui dobbiamo concentrarci. Ogni sensazione corrisponde ad una realtà che nasce dentro o fuori di noi, che dobbiamo imparare a riconoscere come i bambini imparano a camminare ed a parlare, saperla attribuire al giusto significato, catalogarla e ricordarla quando si ripresenta. Quello che riusciamo a percepire è tutta l’esperienza dell’umanità che qualche volta non troviamo scritta sui libri perché questi sono l’interpretazione degli autori che non attingono alle genialità di quelli che non li hanno scritti o che non hanno potuto farlo. Molte verità rimangono allo stato di pura percezione senza mai venire chiarite o dimostrate, moltissime ancora completamente da scoprire. Mettere tutto in discussione e farsi permeare dal vento delle novità con animo attento e predisposto al cambiamento è la più grande ricerca. Studiare le teorie, ma non dare mai niente per scontato è la cosa più costruttiva si possa fare. Quando si vuole teorizzare le risposte psicofisiche degli individui oggetto di studio, per estrapolarne metodi, è sempre molto difficile. La difficoltà è dovuta alla mancanza di attrezzature in possesso per ricavare con esattezza i dati ed anche perché ci si trova di fronte ad un individuo che spesso fa di testa sua. Il concetto trova dimostrazione nel fatto che di fronte non c’è l’individuo ma “un individuo”, direi unico, ed inoltre lo stesso, quel giorno, potrebbe non adattarsi a quel tipo di lavoro . Da qui una moltitudine di metodiche di allenamento, tutte validissime ma nessuna da prendere come oro colato. La peggiore cosa è ostinarsi quando l’organismo si rifiuta. Questo tipo di psicologia che definirei buon senso è valido in ogni situazione. Fare un lavoro che in quel momento non si accetta, non solo non è costruttivo ma gli scarsi risultati che ne conseguono affievoliscono la convinzione dei propri mezzi che finisce per inficiarne il risultato. Per migliorare la prestazione è tanto importante l’impegno costante nel tempo, quanto saperlo centellinare e lentamente metabolizzare senza rimanerne sopraffatti con il possibile instaurarsi di infortuni ed incresciosi ritardi di preparazione. A questo punto è più che mai valido il vecchio saggio che recita “la fretta non ha mai fatto cose buone”. Nella vita, riflettere prima di agire e cercare con la massima attenzione di interpretare ogni sensazione che viene fuori da questo nostro piccolo, immenso ed inesplorato, magico luogo che è la mente, è la cosa più importante da fare per cercare di ottenere il massimo risultato e la massima soddisfazione in tutto quello che si fa.
Antonio Vigna