La Cineteca della Calabria si fa promotrice di un’altra iniziativa culturale di interesse non solo regionale. Si tratta della mostra dedicata al fotografo e documentarista di San Sosti, Mario Carbone, che lunedì 3 novembre riceverà anche il premio “Mario Gallo” e del quale è possibile ammirare il suo percorso professionale a partire da venerdì 31 ottobre nella Biblioteca nazionale di Cosenza dove si svolgerà l’inaugurazione alle ore 17 e 30. La figura di Carbone rientra nel campo di osservazione della Cineteca, presieduta da Eugenio Attanasio, che già, con la pellicola sui fatti di Melissa, si è fatta notare per la volontà di ripercorrere dal punto di vista storico-artistico la storia sociale della nostra terra. Alcuni preziosi documenti di questo artista nostrano, testimoni del novecento calabrese, saranno proiettati sia nella Biblioteca che nelle sale universitarie del Dams. Amico di Carlo Levi, Vasco Pratolini e di Cesare Zavattini, Mario Carbone è nato nel ventre di San Sosti, luogo di confluenza di un dedalo di viuzze, in via Regina Margherita ed è stato folgorato dall’arte della fotografia a soli tredici anni dopo la morte del padre, guardia forestale, avvenuta in Sicilia. Ritornato in Calabria per volontà della madre ha la possibilità da uno zio di Cosenza di lavorare come ragazzo di bottega nel suo studio fotografico, realizzando foto tessere e ritratti di sposi.
A venti anni decide di emigrare a Milano e lavora da Elio Luxardo il più accreditato studio fotografico della città . Nel 1955 è a Roma dove ha “la fortuna di capire che il fulcro della città è Piazza del Popolo”. E’ qui che incontra amici quali Aldo Torchiaro (allievo di Guttuso), Mimmo Rotella, Mario Schifano, Tano Festa e Franco Angeli, con il quale divide lo studio. Con una punta di autoironia ammette che “andavano a mangiare al ristorante dei fratelli Manghi, famoso per aver nutrito gratis artisti senza soldi”. Mira a fare del cinema e per quarant’anni svolge l’attività di documentarista. Nel 1959 vince il Nastro d’Argento per la migliore fotografia ne “I vecchi” di Raffaele Andreassi. Nel 1960 è chiamato da Carlo Levi che gli chiede di documentare i luoghi del suo confino. E’ lui stesso a descrivere questa esperienza: “Conoscevo Carlo Levi già da molto tempo, un giorno mi telefonò e mi disse se potevo seguirlo in un viaggio in Lucania con la macchina fotografica. Nel 1963 Cesare Zavattini lo vuole, con altri 14 autori, ne “I Misteri di Roma” in qualità di operatore e regista. Nel 1964 vince il Nastro d’Argento quale regista di una inchiesta sulla nobiltà calabrese dal titolo: “Stemmati di Calabria”.
Gira immagini splendide degli scontri di Valle Giulia ma rischia di essere picchiato e di vedersi distruggere la macchina da presa. Lo salva Bertolucci: il regista garantisce per lui con i manifestanti. Con la Calabria ha un rapporto intenso ma distante. Nel giugno del 1992 l’Università della Calabria lo presenta alla rassegna Ricerca sull’Arcaico.
Danila Letizia (Gazzetta del Sud)
Apprendo con grandissimo piacere la storia personale e professionale dell’artista Mario Carbone, un uomo che rappresenta, degnamente, l’azione culturale contemporanea in l’Italia ed in particolare per il meridione, per la Calabria e per i Sansostesi nel Mondo! Ho notato, con disappunto, che nessuno tra i moltissimi abituali ed affezionati commentatori dell’utilissimo giornale interattivo di San Sosti ha dato il giusto valore alla notizia dei premi e del curriculum di Mario Carbone. Evidentemente si guarda solo e troppo alla polemica ed alla litigiosità sterile, alla notiziola noiosa e di cattivo gusto che non da ragione dell’intelligenza che pure ci caratterizza e vede protagonista nel panorama della Cultura regionale e nazionale. Ritengo disdicevole utilizzare il giornale per una pura e semplice passerella egocentrica che spesso discredita l’immagine di San Sosti e la sua piccola comunità.In tal senso, da questo nostro giornale, propongo alle Autorità cittadine di indirizzare la loro attenzione al Signor Mario Carbone, magari per un riconoscimento ufficiale per il suo lavoro e per la sua straordinaria esperienza.
Pierino Calonico
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