Avendo, io frate Giovanni osservato come il cuore dell’uomo possa navigare in acque limacciose che sembrano quelle del fiume Rosa nelle giornate d’inverno. Non essendo io, umile frate, riuscito a darmi abitudine nei confronti dei pregiudizi che, in maniera ricorrente, s’impossessano delle giovani intelligenze degli italiani, propongo una riflessione su come nel mondo venivano dipinti i nostri nonni e bisnonni. Propongo altresì che invece,della recita del Santissimo Rosario, sia letta ad alta voce la summa delle parole con le quali i nostri antenati erano identificati da quanti affermavano che la loro presenza, come quella delle cavallette, stesse per distruggere le ricche nazioni nelle quali essi sgobbavano. Et dopo la lettura si risponda alla seguente domanda: “In questa infelice Italia, d’inizio secolo, quale dei popoli d’oriente, secondo voi è fatto oggetto degli stessi vituperi che tempo fa venivano rivolti ai nostri antenati?”
Musicanti e falsari
“Tomaso: – Peppo Skinnolino sta facendo un sacco di bigliettoni.
Tobasco: – Con la scimmia e l’organetto o chiuso in casa, zitto zitto, quatto quatto?”
(Fudge, 27 agosto 1904)
I morti? Nella spazzatura
Una vignetta anti-italiana pubblicata su un giornale australiano nel secondo dopoguerra e usata polemicamente come copertina dell'”Italian Joke Book” di Tommy Boccafucci. Lo scambio di battute è: “Come mai ai funerali italiani portano la salma soltanto in due?”. “Perché i bidoni dell’immondizia hanno solo due maniglie”.
Soldi facili: è l’America!
“Altri italiani in arrivo! Come diavolo pensano di trovar da vivere?
– Bè’, lo sai che non vivono come noi.
Infatti, un paio d’anni dopo…”
(Puck, 24 ottobre 1906, Culver Pictures)
Piccoli muratori ignoranti
Una vignetta pubblicata dallo svizzero “Nebelspalter” di Zurigo il 22 giugno 1898. Titolo: “Evviva! I “bocia” devono finalmente andare a scuola”. Testo: “Il piccolo “tschingg” italiano: noi non vuole andare a squola, vuole portare sacchi di malta, mangiare polenta sulle impalcature. Ricevere soldini il sabato essere molto meglio. La squola non serve a niente”.
Occhio, zio Sam: sbarcano i sorci!
“La discarica senza legge: l’invasione giornaliera dei nuovi immigrati direttamente dai bassifondi d’Europa”
(Fudge, 6 giugno 1903)
“Mezzo chilo ‘e spaghett’ e un fazzulett’ al collo,
lo stilett’ e calzoni ‘ fustagno,
metti l’aglio che inghiott’ a boccate bestiali
e un talent’ a lustrare stivali.”
(Life, 1911, Historical Pictures Service, Chicago)
Le parole con cui gli stranieri percepivano i nostri nonni.
ABIS: rospi (Francia, fine Ottocento)
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ARCAMANO: furbone, quello che calca la mano sul peso della bilancia (diffusissimo in Brasile)
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AGO: è forse il più diffuso e insultante dei nomignoli ostili nei paesi anglosassoni, vale per tutti i latini ma soprattutto gli italiani e l’etimologia è varia. C’è chi dice venga da they go, finalmente se ne vanno. Chi da until the day goes (fin che il giorno se ne va), nel senso di «lavoratore a giornata». Chi da «diego», uno dei nomi più comuni tra spagnoli e messicani. Ma i più pensano che venga da dagger: coltello, accoltellatore, in linea con uno degli stereotipi più diffusi sull’italiano «popolo dello stiletto»
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RANÇAIS DE CONI: francesi di Cuneo (Francia, fine Ottocento, con gli immigrati italiani che tentavano di spacciarsi per francesi) |
REASEBALL: palla di grasso o testa unta (per lo sporco più che per la brillantina, Usa)
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ATZELMACHER: fabbricacucchiai (Austria e Germania; nel senso di stagnaro, artigiano di poco conto ma anche «fabbricagattini» forse perché gli emigrati figliavano come gatti. Decenni di turismo tedesco in Italia hanno fatto sì che, negli ultimi anni, si sia aggiunto per assonanza un terzo significato che gioca con la parola italiana «cazzo») |
THAKER: giramondi senza patria, vagabondi come Ulisse (gioco di parole tra Italia e Itaca, Germania) |
ACCHERONI, MACARONI, MACARRONE: mangia pasta (in tutto il mondo e tutte le lingue, con qualche variante)
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APOLITANO: napoletano (ma buono un po’ per tutti gli italiani in Argentina: in particolare dopo la «conquista del deserto» del 1870 in cui l’esercito argentino che massacrò tutti gli indios aveva vivandieri in buona parte napoletani) |
RSO: in Francia, alla fine dell’Ottocento, con un preciso riferimento agli “orsanti”, i mendicanti-circensi che giravano l’Europa partendo soprattutto dall’Appennino parmense con cammelli, scimmie e orsi ammaestrati. |
APOLITANO: storpiatura ironica di napoletano, valida per tutti i meridionali italiani (Argentina)
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ITAL: italiano di Francia (spregiativo ma non troppo, era la contrazione di franco-italien e veniva usato per sottolineare come l’immigrato italiano oltralpe non riusciva neppure dopo molti anni a pronunciare correttamente la «r» francese. È il punto di partenza di Pierre Milza, lo storico francese autore di Voyage in Ritalie) |
ALAMETTISCHELLEDE: affetta salame (solo Basilea)
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ANO: abbreviativo di «napolitano» e di «papolitano» (gioco di parole argentino intorno a napoletano)
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ALSH: variante tirolese di welsh (vedi)
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YDROONESCHITTLER: scrolla-limoni (Basilea e dintorni, con un rimando a Wolfgang Goethe e alla celeberrima poesia che ha stimolato la «Sehnsucht», la nostalgia, di tanti artisti tedeschi verso l’Italia: «Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni? / Nel verde fogliame splendono arance d’oro / Un vento lieve spira dal cielo azzurro / Tranquillo è il mirto, sereno l’alloro / Lo conosci tu bene? / Laggiù, laggiù / Vorrei con te, o mio amato, andare!». Un amore struggente, adagiato dolcissimo nella memoria. Ma che, al ritorno del grande scrittore nel suo secondo viaggio, sarebbe subito entrato in conflitto con le solite cose: «L’Italia è ancora come la lasciai,/ ancora polvere sulle strade, / ancora truffe al forestiero, / si presenti come vuole. / Onestà tedesca ovunque cercherai invano, / c’è vita e animazione qui, ma non ordine e disciplina; / ognuno pensa per sé, è vano, / dell’altro diffida, / e i capi dello stato, pure loro, / pensano solo per sé…». |
Frate Giovanni