La legge del contrappasso! Considerazioni sulla politica condite di tanta amarezza e di un pizzico di autoironia.

Di Francesco Capalbo

E’ la legge del contrappasso: chi non può più dare cattivo esempio, si arroga sempre il diritto di dare buoni consigli.

A questa legge, celebrata anche da una famosa canzone di Fabrizio De Andrè, neanche io oso sottrarmi, consapevole che qualcuno mi considererà non più abilitato all’uso della parola, per aver fatto parte di una compagine amministrativa percepita come fallimentare. Ma voglio lo stesso comunicare la  mia concisa opinione, ricordando di aver esposto considerazioni più articolate in un articolo dal titolo: “Come liberare l’idea di partecipazione dalla sua prigione… di silicio”, apparso su questo sito  il 27 giugno 2008.

Il dibattito del quale  sono attento osservatore, mi stimola alcune riflessioni: 

  1. Le persone che occupano l’attuale scena politica sansostese, (tutte degnissime per carità!) sono avvolte in gomitoli di risentimenti che non permettono uno spirito di collaborazione né dentro né tra le coalizioni. Dico cose risapute affermando che è impensabile, ad esempio, ricostruire uno schieramento di centro sinistra con gli stessi attori, perché tra di essi c’è stata in questi anni  una inconciliabilità caratteriale di cui io stesso sono stato più volte testimone. In eguale modo è impensabile costruire uno schieramento allargato di oppositori, perché come lo stesso Fabio Novello ha fatto emergere, in uno slancio di apprezzata sincerità, esso mette luce “idee di grandezza e di dominio dei soliti noti”. Questa impossibilità di collaborazione a mio avviso si manifesta perché nel dibattito politico molte volte è stato trascurato l’elemento umano, l’empatia, che è quella particolare predisposizione dell’animo umano che dovrebbe consigliare di esercitare una  forma di accortezza nei confronti del partner e dell’ avversario politico, specialmente nelle piccole comunità.
  2. La politica non viene percepita come servizio, ma come momento di promozione individuale. Non esistendo nelle nostre piccole comunità né una pronunciata etica del lavoro, né un diffuso paradigma di saperi e di cultura, le persone  non ravvisano nel proprio lavoro, nelle proprie attività, nei propri progetti fonti di promozione sociale e sono in  molti ad investire invece energie in un alienato surrogato di politica. Diventare sindaco o assessore diviene l’obiettivo di una vita, il lavorìo “schizzato” di una esistenza, il simbolo, la proiezione psicologica, la metafora dell’esercizio del potere e dell’autorità, la fonte probabile di gratificazioni per altre vie non raggiungibili.
  3. Il conflitto latente nella nostra società non è tra destra e sinistra, ma è generazionale. Maturi signori cinquantenni e sessantenni impediscono ai loro figli, frapponendosi ad essi e senza accorgersene, di essere protagonisti della vita politica del paese. E non voglio pensare che essi lo facciano perché auspicano per la loro prole un futuro lontano da San Sosti, considerato ormai una contrada irredimibile. Questa scarsa considerazione per i giovani appare paradossale in quanto è riservata loro proprio da persone che hanno dispiegato la loro gioventù in un periodo di lotte giovanili e hanno costruito molte delle loro fortune tesaurizzando, forse senza meriti, il clima di speranza di quegli anni.

Se questa è la diagnosi giusta, la cura corretta può consistere nel dare fiducia ai giovani. In essi non è sedimentato come nella mia e nelle generazioni più anziane, il germe dei risentimento. I nostri giovani hanno poi esperienze che noi più attempati non riusciamo neanche a cogliere. Hanno dimestichezza con le nuove tecnologie (ed il sito Goladelrosa.eu ne è la prova), non sono stanziali, (come noi che passiamo ogni giorno dell’anno calpestando gli stessi luoghi), prendono l’aereo con disinvoltura e con disinvoltura parlano più lingue, portano a compimento programmi formativi all’estero, completano i loro dottorati di ricerca e studiano in prestigiose università. Hanno avuto oppure hanno esperienze lavorative in grandi città, sono impegnati in ricerche affascinanti in loco, come i giovani amici del Museo San Sozonte, spendono la loro vita nelle associazioni di volontariato. Solo loro possiedono le conoscenze tecniche, l’energia, la curiosità, la vitalità per “rapire” da altri luoghi, esperienze, modelli, strategie,saperi e  per cercare di trapiantarli nei nostri territori. Coinvolgerli nella vita amministrativa affidando loro la gestione del nostro territorio, senza interposta persona, può essere il toccasana per la crisi di rappresentanza che da più anni c’investe. Credo che non siano più proponibili politiche improntate sul miele e la clientela; esse gratificano un basso numero di persone, arricchiscono solo i disonesti e gettano in un perenne stato d’abbandono il territorio.

Francesco Capalbo

3 risposte a “La legge del contrappasso! Considerazioni sulla politica condite di tanta amarezza e di un pizzico di autoironia.

  1. Sacrosante parole! Io penso che i politici di oggi dovranno farsene una ragione. Il loro tempo è passato, non hanno dimostrato di sapere fare nulla di grande per San Sosti. Da 40 anni che circolano sempre gli stessi nomi. Basta!! Non se ne può più! Mettetevi da parte e lasciate le redini ai vostri figli. Non avete capito che siete una palla al piede per il paese? Non lo fate decollare! Sta morendo! Se lo amate veramente, fatevi da parte.

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  2. Superbo articolo!Ma attenzione: anche i giovani spesso sono vittima delle smanie di potere , della ricerca del prestigio solo ed esclusivamente personale e del vano desiderio di assumere un ruolo di potere per i benefici personali che potrebbe comportare e rifuggendo le idee “di essere al servizio di”, “di fare per la collettività”, “di agire perchè è un dovere” che esprimono l’essenza del potere in una democrazia.Ci sono anche nella politica nazionale esempi di molti giovani arrivati ai vertici ma che hanno gli stessi atteggiamenti se non peggio dei veterani o che non sono altro che burattini manovrati da quest’ultimi! E’ quello che fa da un po di tempo a questa parte il governo Berlusconi; io la chiamo “operazione faccia pulita”.Un esempi invece che collocherei tra chi ha fatto peggio dei “veterani” mi viene in mente un certo Capezzone!!! Un tempo giovane ,fresco e promettente esponente dei Radicali oggi esponente del PdL!!! Da non credere!!
    Dall’altro lato dico anche che c’è bisogno di “anziani” onesti, virtuosi e amanti della “pubblica felicità”, come direbbe Muratori, che mettano al servizio delle giovani menti la loro grande esperienza e la loro saggezza.
    Ecco credo che questa complementarietà sia la formula per una politica degna di questo nobile nome.

    Elio

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  3. Caro Francesco ho apprezzato molto il tuo articolo, ma non per retorica perchè mi hai citato, ma proprio perchè ho sempre pensato e penso che i giovani siano il punto focale sul quale incentrare il futuro del nostro Paese. Come sarebbe bello vedere riafforire San Sosti sulla scia della gioventù. E poi ancora quali interessi potrebbero avere i giovani? Qualcuno mi risponda se può. Quindi come ho detto in altri luoghi e scritture all’amico Raffaele che ha pensato e realizzato egregiamente il sito, che i giovani si facciano avanti direttamente, che creino un gruppo omogeneo con le stesse idee e la stesse proposte e si facciano rappresentare da qualcuno, che loro stessi ritengono idoneo a farlo. Questo per far sì che davvero il loro pensiero diventi fondamenta del futuro di San Sosti. Negli ultimi giorni mi sono reso conto che ho vissuto pienamente questi quasi cinque anni di politica, e sono riuscito a costruire il mio vero e unico pensiero: “ormai la politica ha fallito”. Prima erano i partiti (tre e basta), poi le piccole idee che erano riuscite a diventare nuove realtà, ma oggi tutto è scemato e restano solo gli uomini. Ma i veri uomini, quelli senza interessi, senza “parenti”, senza opportunismi, dove sono? SPeriamo che la prossima tornata elettorale faccia uscire allo scoperto chi davvero vuole che il nostro paese ritorni ad essere invidiato, copiato e meta per molti. Sperimao davvero che i soliti noti alzino i tacchi e facciano spazio, come dice Elio, ai nuovi, e che, soprattutto, si possa davvero sfruttare le risorse che il nostro paese ha e che si sono spente come la fiamma di una candela ormai consumata. A presto un saluto

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