Dell’emigrazione e della dignità del lavoro manuale

Di Francesco Capalbo

Non c’è occasione migliore della Festa del 1° Maggio per narrare una storia di emigrazione che ebbe il suo triste epilogo nell’aprile del 1892.
Mi rendo conto che ci è dato di vivere in una epoca in cui le persone non amano sentire il racconto delle storie passate, specialmente se in tali vicende i protagonisti sono rappresentati con gli stessi abiti laceri di quanti ai nostri giorni invocano aiuto varcando i mari delle bulimiche società occidentali. Forse abbiamo rimosso il ricordo di quando i nostri nonni erano descritti come disperati, per non essere costretti ad ammettere che si tratta della stessa disperazione che troviamo incarnata sul viso dei lavoratori stranieri, che abitano i margini delle nostre periferie. Siamo un popolo che ha in odio non solo la memoria, ma anche …

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www.francescocapalbo.blogspot.com

2 risposte a “Dell’emigrazione e della dignità del lavoro manuale

  1. La Redazione Goladelrosa.eu

    Vogliamo ricordare, in questa data, tutti i caduti sul lavoro. In particolar modo, il nostro pensiero va al compaesano Lucio Caruso che, pochi mesi fa, perse la vita mentre adempiva al suo dovere in un cantiere di lavoro.

    La Redazione Goladelrosa.eu

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  2. Antonio Vigna

    Complimenti per la bellissima riflessione e per la storia toccante che ci hai rievocato. Non ci sono parole per aggiungere altro, lo hai già fatto tu egregiamente. Vorrei solo rimarcare un punto della riflessione rivolgendomi ai giovani che si trovano nell’era del benessere e non immaginano i sacrifici che i nostri nonni hanno fatto per noi. La ricchezza che ci stiamo godendo non è caduta come manna dal cielo ma è il risultato di tanto duro lavoro che dobbiamo sempre apprezzare e lodare. Quanto agli immigrati, sicuramente, ne esiste qualcuno che ha potenzialità superiori alle nostre, proprio come i nostri nonni hanno dimostrato di averne avute quando erano costretti ad emigrare in cerca di lavoro, cent’anni fa. L’essere umano va apprezzato per quello che vale, come persona, non certamente per la sua ricchezza o per il suo potere. La disonestà in una società libera non deve essere permessa né quando nasce dagli stranieri né quando si annida nelle sacche della realtà nostrana. L’immigrato deve essere tutelato, quando sbaglia corretto o punito, al pari degli altri, però mai disprezzato ed emarginato. Siamo tutti figli di Dio, dobbiamo volerci bene, rispettarci, pretendere dallo stato regole precise ed imparziali, impegnarci a rispettarle e a farle rispettare.
    Antonio Vigna

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