Di “Frate Giovanni”
ti scrivo mentre fuori dalle mura del Monastero osservo il disco solare tramontare dietro i dirupi infuocati di Montea. Una lieve brezza mitiga la caldura di agosto: come giunco assetato, in questi giorni ho tratto sollievo solo dalle arzille acque del vicino fiume Rosa.
Molte volte durante le roventi giornate mi interrogo, indossando il cilicio, sull’esistenza di Dio ed il dubbio si impossessa delle mie tremule e avvizzite carni. Continua a leggere