Di G. Cesare De Rosis
VIA CRUCIS SETTECENTESCA
SE IL MIO SIGNOR DILETTO… TOMBA CHE CHIUDI IN SENO
PROBLEMA SULL’ATTRIBUZIONE.
Un problema ancora aperto, anche se non molto preso in considerazione, è l’attribuzione del testo della nota Via Crucis settecentesca che in molti assegnano a Pietro Metastasio.
Oggi ciò appare lontano dalla verità per le ragioni che ora andiamo a delineare, nonostante il beneficio del dubbio possa sempre risultare legittimo rendendo la matassa più intricata di quanto lo sia.
Lo scrivente stesso, alcuni anni fa, riteneva solo probabile questa attribuzione poiché molte antologie, si direbbe quasi tutte quelle più recenti, non ne fanno alcuna menzione. Commentando l’itinerario quaresimale della comunità di Spezzano Albanese (ma le strofe in questione vengono cantate anche in altre località come Longobucco) ebbe a chiosare un grosso punto interrogativo accanto al nome dell’illustre scrittore[1].
Di recente gruppi di studio hanno rinvenuto e di conseguenza diffuso una celebre lettera del Metastasio indirizzata a Costantino Morra, datata 23 Novembre 1765; eccone l’estratto più importante: “I brevi riflessi per la Via Crucis et a Maria Addolorata sono componimenti ch’io non ò mai veduti non che scritti: e sono molto sorpreso della generosità di chi me gli attribuisce”[2].
Non solo, lo scrivente stesso ha rinvenuto alcuni importanti appunti su antichi testi.
Or siccome si son trascurati quelli pezzi di poesie, che di qualunque merito fossero, eran certamente suoi così se ne sono a lui attribuiti altri, che non gli appartengono, come una parafrafi del Miserere , a smentir la quale ei procurò di fare mettere in musica dalla Signora Martines la mia versione , la Via Crucis più volte ristampata di cui egli così mi scrisse in data de’ 10 Dicembre 1779. Or udite uno strano fenomenò, che quantunque non affatto nuovo, merita riflessione. I giorni indietro venne ad onorarmi in casa questo degnissimo Signor Cavalier Somma, ed a recarmi per premurosa commesione di cotesto Signor Prìncipe dì Ardore, e Marchese di S. Giorgio suo zio, una gentilifsima lettera. del medesimo con un suo lavoro musicale sopra un divoto componimento intitolato “Via Crucis”, ch’ egli gratuitamente m’ attribuisce, collocandoli in fronte il mio nome . Non è nuovo il caso, perchè lo Stampator Bettinelli in più di una delle sue vergognose ristampe ha dati al pubblico per miei vari componimenti poetici , ed un Autor Genovese alcuni anni fono si lagnò amaramente meco, che una sua devota opera poetica gli era tornata stampata alle mani col nome mio : onde con una lettera ostentibile a tutto il mondo , fui obbligato a fargliene una pubblica restituzione . Ma è bene strano , che un Cavaliere tanto mio parziale, che ha onorato con le sue magistrali note tanti miei Oratori, senza mai risolverli e farmene pervenire un saggio, sia stato ora sorpreso da tanta sollecitudine per farmi parte d’ un componimento altrui, ch’ egli non fo per quale sbaglio ha onorato per mio . Io gli sono gratissimo della ottima volontà, ma non vorrei alla età mìa incominciare ad entrare nella numerosa schiera de’ Plagiati. Onde se vi fosse così, chi sì lagnasse di questa mia involontaria usurpazione, io replicherò volentieri , e manderò a Napoli, o dove si voglia la pubblica dichiarazione, che già mandai ali’ autor Genovese (Cfr. Memorie per servire alla vita del Metastasio raccolte da Saverio Mattei in Colle 1785 pp.47 -48).
Un antico testo, però, del 1806, che raccoglie le opere dell’abate riporta la Via Crucis di cui sappiamo, mentre più difficile risultano le tracce nelle più recenti edizioni.
Allora perché le quattordici strofe vengono attribuite a lui?
Tempo fa, un ricercatore segnalò allo scrivente di confrontare il testo della Via Crucis del XVIII sec. con un’altra opera, questa sicura del Metastasio: La Passione di Gesù Cristo. Si tratta di un’azione sacra scritta dall’autore in Roma d’ordine dell’Imperatore Carlo VI, ed eseguita la prima volta con musica del Caldara nella Cappella Imperiale in Vienna nella settimana santa dell’anno 1730[3].
Lo stile e numerosi versi, in effetti, richiamano quelli della Via Crucis. Questo elemento potrebbe avvalorare la tesi che i “brevi riflessi” appartengano a lui.
Altro elemento da considerare è la veridicità della lettera precedentemente richiamata che scioglierebbe il nodo affermando inequivocabilmente che le strofe, invece, non siano sue malgrado le affinità con la “Passione” del 1730. E poi perché il vero compositore non avrebbe voluto firmarle e attribuirle a Matestasio?
Di certo l’epoca in cui furono scritte è quella dell’Arcadia, visto il registro stilistico e lo stile letterario[4]. Da prendere pure in esame scrupoloso è il fatto che possa averle composte un discepolo del Metastasio, come suggeritomi da don Giuseppe Madeo di Longobucco, e per farle circolare avrebbe associato il nome del suo maestro.
Un testo del 1840 a cura di Emilio De Tipaldo fa cenno alla nota Via Crucis e dice essere stata messa in versi da Metastasio
Agli studiosi il compito di sciogliere questa vicenda col rigore scientifico che solo la filologia, che si basa su criteri storiografici, può dare.
G. Cesare De Rosis
[1] G.C. De Rosis, Via Crucis, Inizia la Quaresima,in “Camminare Insieme” Febbraio 2005.
[2] Il testo integrale si può leggere sul sito: www.burcardo.org/museo/matasta.htm
[3] Opere di Pietro Metastasio – vol. IX Cremona 1832 p.31.
[4] Cfr. G. C. De Rosis, Il pianto di Maria in Iacopone da Todi nella poesia e nel misticismo medievale; e brevi riferimenti al culto quaresimale locale in “Mater Ecclesiae” Marzo 2005.
Si leggano inoltre:
G.C. De Rosis, Ego te exaltavi magna virtute et tu me suspendisti in patibulo crucis, Quaresima in Spixana, in “Camminare Insieme” Marzo 2006.
G.C. De Rosis, Crux fidelis inter arbor una nobilis, La Passione di Cristo in Iacopone da Todi in “Camminare Insieme” Aprile 2006.
La Via Crucis in oggetto è da almeno un secolo cantata anche nel mio paese: Fino del Monte in provincia di Bergamo. Ho speso molto tempo alla ricerca dell’autore dei versi e sono arrivato alle medesime conclusioni dell’autore dell’articolo, rintracciando gli stessi documenti citati. La questione è appassionante: la Via Crucis in questione è cantata in diverse località lungo tutta la penisola, isole comprese, su basi musicali diverse, con e senza accompagnamento strumentale. L’origine delle musiche è quasi sempre rintracciabile, mentre l’origine del testo si perde sempre nella tradizione popolare. Anche io ritengo che solo uno studio fililogico possa portare ad una attribuzione sicura.
E’ comunque bello e forse, perchè no, auspicabile che l’origine di questi bellissimi versi resti nascosta fra le leggende e le tradizioni popolari che caratterizzano la storia delle nostre comunità rurali.
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Grazie per il commento che arricchisce in contributo. Sono senz’altro le strofe più suggestive anche perchè poesia pura ed elegante. CDR
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