Di “Lo Spadaccino”
Si narra che Francesco Ferrucci prima di spirare perché colpito a morte, in spregio ad ogni regola di cavalleria, abbia avuto modo di gridare al suo assassino: “Vile, tu uccidi un uomo morto! ”.
Lo stesso strillo di allucinato sconforto l’avrebbe di certo urlato l’altra sera Agazio Loiero se solo fosse stato presente, presso la biblioteca comunale di Roggiano Gravina, ad un convegno dal titolo: “Costruire il PD per un nuovo centrosinistra”.
In tale occasione le zucche d’uovo del Partito Democratico della Valle dell’Esaro, con grande acume strategico, con inedita sagacia e con strabiliante sollecitudine, hanno puntato il dito contro l’ex Presidente della Regione Calabria, addossandogli (senza sconti!) la responsabilità della disfatta elettorale.
Tanta intelligenza profusa nell’attribuire le cause della sconfitta ad un solo personaggio, evidenzia lo sciatto tentativo di nasconderne le vere responsabilità. Il Partito Democratico calabrese, a nostro giudizio, ha fatto carachiri perché ha una struttura organizzativa di tipo feudale dalla quale è bandita ogni forma di partecipazione e di confronto. Esso ha opposto a sogni di oscena modernità (fatti di veline e di miti consumistici), scenari ed atteggiamenti da basso medioevo: ha cercato di avversare il “Berlusconi pensiero” con i miseri apparati elettorali dei “cacique[1]” di paese (prova ne sono le candidature regionali dei figli di Pirillo e di Covello).
Nicola Adamo, presente alla riunione di Roggiano Gravina, ha dato l’impressione di non voler comprendere le vere cause della sconfitta ed ha affermato, utilizzando una metafora di tipo monastico, che a solo un mese e mezzo dalla disfatta elettorale è già stanco di rimanere “in clausura a riflettere”.
Poiché il cattivo esempio è dilagante, noi presumiamo che per le nostre strade sarà possibile, tra poco, imbatterci in monaci scappati dalla clausura e posseduti da sacri furori. Nelle loro fattezze scorgeremo il profilo dei cacique autoctoni che, sull’esempio di Nicola Adamo e senza il conforto di sofisticate articolazioni del pensiero, tenteranno ancora una volta di riproporsi all’elettorato. Cercheranno di soggiogare quel che resta della misera vita sociale ed economica di Desertopoli, imprimendo sul nostro mesto cenobio la loro untuosa visione del mondo… sdolcinata e decadente!
Lo Spadaccino
[1]Cacique o cazique (italianizzato in cacicco) è un termine con cui si definivano tradizionalmente i capi di alcune comunità tribali in America Latina.
INVITO TUTTI COLORO I QUALI NON CREDONO IN QUESTO CENTROSINISTRA DI VOLTARE PAGINA E DI SCEGLIERE VOLTI E NOMI NUOVI NELLA SFERA POLITICA CALABRESE E COMINCIARE A RIFLETTERE SULLA MANCATA ELEZIONE O CANDIDATURA NEL CENTROSINISTRA A PRESIDENTE DELLA REGIONE DI PIPPO CALLIPO, CHE AVREBBE AVUTO SICURAMENTE MOLTO PIU’ SUCCESSO DI UN LOIERO A PEZZI GIA’ NEL SUO PD E SICURAMENTE NON ALL’ALTEZZA DELLA SITUAZIONE CALABRESE.
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Io mi chiedo cosa ne è rimasta di quella sinistra che aveva fatto tante lotte a San Sosti.
Come mai le persone che negli anni passati hanno sostenuto battaglie di progresso hanno poi delegato le sorti del centrosinistra e del paese a persone estranee a quelle lotte.
Dove sono finiti i tanti compagni che con il loro comportamento alcune volte burbero ma sempre adamantino negli anni passati avevano lasciato intravedere il lume della speranza per questo nostro depresso paese.
Oliva, Bruno Vincenzo, Perri, Scilingo, Aragona, Di Loria, Capalbo,Malfona, Zicarelli, Contarino se ci siete nonostante le incomprensioni che avete avuto ritornate a far sentire la vostra presenza ed dialogare per il bene del paese e di tutta la sinistra!
Un antiquato comunista
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