Lineamenti storici sulla Chiesa

Di Cesare De Rosis

Alla cara, lieta e felice memoria della preside
Prof.ssa Filomena Nicoletti

Proemio

E’ noto a tutti che Spezzano Albanese (esemplare cittadina dell’Altopiano Calabro sorridente al mar Jonio che vide minacciose le galere di Ottone) coltiva con un ritmo che non conosce sosta una particolare “vocazione” mariana. Tre su quattro delle nostre chiese di culto sono dedicate alla Madre di Dio. Vi è, tuttavia, la consapevolezza che la vera devozione mariana non separa mai Maria dal mistero di Cristo e della Chiesa, tenendo conto che Lei è unita in modo ineffabile a Gesù e nella Chiesa occupa, dopo Cristo, il più alto posto e nel contempo più vicino a noi. Così, dunque, la spiritualità del Carmelo è espressione di delicata devozione verso la Vergine, ricca di copiosi frutti per il popolo cristiano, perché Maria è la migliore strada che conduce a Cristo e ogni incontro con Lei ineffabilmente si risolve in incontro con Cristo.

Gli appunti che seguono hanno uno scopo meramente divulgativo pertanto il carattere scientifico non avrebbe avuto alcun senso. Ho voluto puntare con estrema umiltà alla “brevitas et concinnitas” di ciceroniana memoria. Ma nello scrivere, come sempre, vi ho messo il cuore: un cuore che vuole essere intimamente unito a quello di Gesù; poiché il cuore di Cristo – ci ricorda papa Benedetto XVI – esprime in modo semplice e autentico la “Buona Novella” dell’amore, riassumendo in sé il mistero dell’Incarnazione e Redenzione. Ricorre quest’anno il 60° anniversario dall’elevazione della chiesa S. Maria del Carmine a  Parrocchia, ed è alla luce di ciò che nasce, con intento celebrativo, il presente breve saggio. Il primo paragrafo narra brevemente del Monte Carmelo, il secondo è quasi interamente del prof. Francesco Marchianò, che lo aveva redatto, su mia richiesta nel 2004 per il bollettino interparrocchiale “Mater Ecclesiae” al tempo diretto da me. Si ferma però al 1924 quando le Figlie di Maria Ausiliatrice si insediarono nella struttura annessa all’edificio sacro. Ho, pertanto, procurato ed ottenuto da Don Antonino Bennardis (I° parroco della Chiesa del Carmine) sufficiente documentazione circa la suddetta elevazione e ne ho stilato una sintesi. Colgo in questa sede l’occasione per ringraziarlo.

Il terzo paragrafo, di carattere storico artistico, è interamente di mio pugno per cui spero che, tra diverse notizie note possa venire fuori qualche misconosciuta risposta  che si cercava, confidando nella benevolenza del lettore, che, se saprà leggere di greco e di latino (come diceva don Vincenzo Longo), non baderà all’eleganza del dire ma apprezzerà lo smisurato amore per la storia patria. Meriterebbe di essere approfondito, lo riconosco!

Un lavoro analogo avrei voluto farlo nel 2007 quando la Chiesa Matrice dei Ss. Pietro e Paolo ha festeggiato i suoi quattro secoli di storia. Non ebbi occasione di farlo. Spero, in un prossimo futuro, se Iddio mi darà forza e salute, di potere adempiere a questo proposito.

Concludo con dei versi di Enrico Susone, nei quali mi ci rivedo:

Ciò che è la fontana nel giardino,
la lampada accesa nel buio,
il tesoro nello scrigno,
la manna nell’arca:
tutto questo, Signore, sei per me”.                                               

 

Cesare De Rosis 

Spezzano Albanese 7 – 02 – 2012

I

Il Monte Carmelo

Il Monte Carmelo è una catena montuosa che si trova nell’Alta Galilea, una regione dello Stato di Israele ed è un luogo pieno di attrazioni turistiche.

La Tradizione racconta che già prima del Cristianesimo, sul Monte Carmelo (Karmel = giardino-paradiso di Dio) si ritiravano degli eremiti, vicino alla fontana del profeta Elia.  Gli eremiti continuarono ad abitarvi anche dopo l’avvento del cristianesimo e verso il 93 si chiamarono ”Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”, costruendo una cappella dedicata alla Vergine, sempre vicino alla fontana di Elia. Ma il culto mariano affonda le sue radici, unico caso dell’umanità, nei secoli precedenti la sua stessa nascita; perché il primo profeta d’Israele, Elia (IX sec. a.C.) dimorando sul Monte Carmelo, ebbe la visione della venuta della Vergine, che si alzava come una piccola nube dalla terra verso il monte, portando una provvidenziale pioggia, salvando così Israele da una devastante siccità.

II

Breve storia della chiesa S. Maria del Carmine in Spezzano Albanese

“Non tutti sanno che la chiesa del Carmine è l’edificio più recente del paese in quanto risale alla fine del XVII secolo.

La sua storia, come quella delle altre chiese, è molto interessante poiché la chiesa (1683) fu edificata nei pressi di quella attuale che venne eretta nel 1735.

I suoi patrocinatori furono, rispettivamente, il Magnifico D. Giovan Battista Cucci e suo figlio il medico D. Alessandro Cucci che parteciparono all’edificazione con il proprio denaro.

Lo jus padronato, inoltre, stabiliva che i Cucci ed eredi potevano essere sepolti in quel luogo e potevano concedere la sepoltura ai loro parenti ed affini.

Tra il 1735 ed il 1744, a poca distanza dalla chiesa, fu costruito un convento, detto Ritiro, di cui il primo priore fu D. Dragonetto Cucci che, assieme al fratello medico, avevano diritto ad una cella, a benefici, a messe perpetue dopo la loro scomparsa.

I Cucci, secondo le cronache giudiziarie dell’epoca, dominavano il paese con metodi autoritari e violenti, per non essere perseguitati dalla legge, provvidero il Ritiro del diritto di asilo.

Inoltre, sia i Cucci che tanti spezzanesi, poveri e abbienti, dotarono la chiesa di ricchezze materiali (case, vigne, somme di denaro, etc.) che vennero inglobate dalle autorità comunali o, arbitrariamente, da privati, dopo le leggi eversive del 1861.

D. Dragonetto si circondò di un nucleo di sacerdoti, chiamati Ritiranti, che si dedicarono alla cura spirituale, morale ed intellettuale degli spezzanesi lasciando nella cittadinanza un’impronta molto positiva. Infatti essi favorirono la nascita di una congregazione laicale che venne sciolta dopo l’occupazione francese del 1806.

Da questa data fino al 1860, la chiesa fu adibita a caserma della gendarmeria prima, e borbonica dopo, non venne mai restituita agli eredi Cucci nonostante le loro vibrate e continue proteste alle autorità reali.

La chiesa ebbe i propri eremiti o laici consacrati al culto della Madonna di cui si attesta l’esistenza fino al 1837 circa.

Nella metà del XIX secolo l’arciprete D. Paolo Nociti iniziò i lavori di restauro ed ampliamento della chiesa che, però, non riuscì a completare venendo a mancare nel 1871. Il suo viceparroco D. Raffaele Costantini, continuò l’opera del suo predecessore conferendo alla chiesa l’attuale struttura interna ed esterna.

Durante il passaggio di Giuseppe Garibaldi la chiesa venne trasformata in ospedale militare per le Camicie Rosse, mentre il Ritiro fu adibito a caserma e tribunale militare per la repressione del brigantaggio.
In  seguito la struttura ospitò la caserma dei Reali Carabinieri, della Pretura e, dal 1924, è sede delle Figlie di Maria Ausiliatrice che, depositarie degli insegnamenti di S. Giovanni Bosco, da quella data si dedicano all’educazione dell’infanzia e della gioventù del luogo” (Francesco Marchianò, “Brevi cenni sulla chiesa di S. Maria del Monte Carmelo”, in Mater Ecclesiae,  Spezzano Albanese, Anno II n. 7, Luglio 2004, p.3).
In data 19 marzo 1952 – sotto il pontificato di Pio XII – il Rev. mo cancelliere Can. Ciro Santoro promulgava nella Chiesa del Carmine, dinanzi a numerosissima folla, il decreto dell’Arcivescovo mons. Giovanni Rizzo, con la quale, in conformità del Can. 1427/2 del Codice di Diritto Canonico costituiva la suddetta Chiesa come Parrocchia dismembrando il territorio della esistente Parrocchia primigenia dei Ss. Pietro e Paolo ed assegnandone i confini. La stessa bolla affermava che il Santuario M. Ss. delle Grazie, doveva essere amministrato e retto dall’Arciprete pro tempore, ad nutum Archiepiscopi. Tale clausola è stata vigente fino all’Arcipretura di Don Vincenzo Longo nei primi anni Ottanta. Il 22 Gennaio 1955 arrivava il decreto di riconoscimento civile della nuova Parrocchia da parte del Presidente della Repubblica  Luigi Einaudi, controfirmato dal Presidente del Consiglio Mario Scelba e dal Guardasigilli De Pietro.

III

La Madonna  del Carmine in Spezzano Albanese nell’arte

Non mancano di certo schede esaustive che catalogano le effigi della Vergine Santa e tra queste anche la Madonna che veneriamo col titolo “del Monte Carmelo”. Più volte, chi scrive in questi anni,  si è cimentato nella complessa articolazione della variegata iconografia mariana malgrado, come ebbe a sottolineare in altra sede, siamo ancora lontani, nonostante studi a carattere locale, dalla catalogazione delle varie espressioni mariane popolari e dalla lettura anzitutto religiosa di esse.

La settecentesca Chiesa di S. Maria del Carmine, ricca di pregevoli stucchi e decorativi elementi architettonici conserva nella volta della navata centrale un pregevole, malgrado recente, affresco della Madonna realizzato da Luigi Veltri nel 1870 su commissione di Carolina Squillaci, probabilmente per espletare un ex voto. La scena rappresenta la Vergine col Bambino nell’atto di consegnare a San Simone il celeberrimo scapolare, divenuto nel tempo oggetto assai prezioso per la pietà popolare.

Nacquero numerose chiese intitolate alla Madonna del Carmine (o Carmelo). Una della più antiche è senz’altro la trecentesca storica chiesa di Santa Maria del Carmine a Napoli che è fra le più onorate della devozione popolare. La miracolosa Vergine del Carmelo è chiamata dai napoletani “Madonna Bruna” probabilmente per il colore scuro della veneratissima icona. In una delle cappelle di quel tempio si trova un dipinto di Mattia Preti che rappresenta la Vergine che offre lo scapolare del Carmelo a San Simone Stock.

Torna utile a tal punto un brevissimo riferimento di natura storica. Il culto verso il già citato santo e la devozione allo scapolare si diffusero rapidamente nei sec. XV – XVI e numerosi fedeli furono iscritti allo Scapolare. Lungo i secoli, pittori da tutto il mondo tradussero in immagine il racconto della visione dello scapolare, opere d’arte che si trovano in tutte le chiese carmelitane dell’Ordine, ma non solo come nel caso di Spezzano.

Dobbiamo tenere conto che nei cicli iconografici alla ricche narrazioni evangeliche si aggiungono le suggestive tradizioni provenzali.

Dietro l’altare maggiore si conserva una suggestiva tela che raffigura la Vergine Santa che regge il Bambino e gli scapolari al di sopra delle anime purganti e circondata da due angeli nell’atto di incoronarla. E’ un’immagine di quelle che in ambito artistico rientrano nella tipologia della Sacra Conversazione, dal momento che ai lati troviamo San Francesco d’Assisi e Francesco di Paola, quest’ultimo, nel territorio, particolarmente venerato in quanto compatrono del paese e protettore della Calabria con breve di papa Giovanni XXIII del 1963.

Non molto resta da dire circa la statua della Madonna recentemente restaurata e restituita ai colori e alle patine originarie. La statua lignea, forse della seconda metà del XIX secolo, segue lo schema tradizionale: regge il Bambino col braccio sinistro e gli scapolari con la mano destra nell’atto di porgerle alle anime purganti sistemate ai lati del complesso scultoreo. Un riferimento alla simbologia dei colori può farci meglio ammirare la Madonna. Ebbene, il colore azzurro (colore dell’acqua marina, simbolo della fertilità) del manto della Madonna ricorda il valore della sua maternità divina; il colore rosso (simbolo dell’amore) della tunica sotto il manto, indica il forte amore che unisce la Madre al Figlio; la stella con coda pendula del manto è segno della sua verginità. Sui capi della Madonna e del Bambinello Gesù poggiano corone d’argento bagnate di recente nel medesimo colore  e tempestate alla base da modeste pietre ma belle sicchè in lontananza danno l’impressione d’esser smeraldi e rubini. Le corone, poste dal nostro Arcivescovo Mons. Santo Marcianò, hanno pure una loro profonda simbologia e indicano la santità della Madre e del Figlio.

Cesare De Rosis

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