Di Francesco Fiore
Spesso si sente affermare che San Sosti sia un paese che non abbia una storia particolarmente significativa; che il suo nome sia legato soltanto alla Vergine del Pettoruto che, comunque ci riempie di orgoglio ed è indubbiamente un privilegio.
San Sosti però non è solo questo! Ha una sua identità storica e culturale costruita nel tempo, anche se non ha purtroppo organicità ed è come tanti pezzi di un mosaico che ancora non trovano la loro naturale collocazione. In altri termini San Sosti , diciamolo francamente, è un Comune privo di eventi e testimonianze significative, cioè per dirla con una espressione manzoniana è la “storia dei senza storia”.
Di recente tra i vari documenti dell’archivio comunale ho scoperto diverse cose interessanti che dimostrano tutta la vitalità di San Sosti ed il ruolo che ha avuto in alcune vicende nella storia socio-economica del territorio.
Nel periodo fascista San Sosti ha conferito la cittadinanza onoraria a due personalità del calibro di Giovanni Giurati (già Presidente della Camera dei Deputati e Ministro dei Lavori Pubblici) e Michele Bianchi (giornalista e politico italiano di rilievo). Apparentemente non si tratta di avvenimenti di assoluto rilievo se consideriamo la facilità con cui il regime fascista usava questi strumenti. L’avvenimento però esprime altri connotati e ci fa riflettere sulla partecipazione attiva e sul ruolo avuto dal popolo. Del resto che il popolo sansostese avesse avuto una sua identità nella sua storia è provato in tanti documenti di diversi periodi storici, dalle sommosse popolari dei primi del 900 al periodo fascista e, per trovare le necessarie conferme basta controllare alcuni quotidiani dell’epoca, quali “Cronaca di Calabria” , “la parola socialista”, “Il Moro” “Il Corriere della sera”.
Quindi San Sosti ha sicuramente un passato che è solo da catalogare e da rendere fruibile, che non può e né deve continuare a rimanere in letargo; ma che dovrà diventare stimolo per il presente. E’ inutile coltivare illusioni sul nostro futuro se affidiamo le nostre risorse culturali e le nostre speranze di rinascita a qualche sagra, a qualche festa paesana sempre dagli stessi effimeri contenuti e non perdiamo occasione per celebrare “la tarantella”. No, San Sosti non è questo o solo questo! Molti paesi hanno compreso il valore del passato dando particolare linfa al recupero dell’identità ed hanno costruito fortune. Gli esempi sono illuminanti e non è proprio necessario elencare. Il concetto chiave e su cui bisogna concentrare molti sforzi e intelligenze dovrà essere: nel nostro passato c’è un grande futuro.
Si attendono pertanto da questa nuova amministrazione chiari segnali di risveglio operando una chiara ed evidente inversione di tendenza, prendendo coscienza delle prospettive enormi che si possono aprire in termini di sviluppo.
Pertanto si aspettano azioni concrete per recuperare il senso della memoria e non sterili promesse, inserendo progetti operativi per dare ordine e certezza al settore.
Il primo atto di questa sensibilità dovrà essere il riordino dell’Archivio comunale, ridotto ormai ad un vergognoso luogo di rifiuti. Abbiamo diverse competenze tra i giovani di San Sosti e, sono certo che se adeguatamente responsabilizzati sapranno assolvere a questo compito. La prima riprova è il PSC (Piano Strutturale Comunale); sarà una verifica importante e forse determinante delle reali intenzioni di operare una inversione di tendenza. Esso dovrà mirare alla crescita ed allo sviluppo e non rappresentare vecchie logiche.
Sono molti anni che ormai sentiamo le stesse cose senza mai vedere all’orizzonte novità importanti.!
Anche la Pro loco, cui comunque va riconosciuto molto impegno, che letteralmente significa “per il luogo”, dovrebbe capire che San Sosti non ha bisogno solo di feste o di eterne diatribe, ma di iniziative che abbiano una prospettiva di sviluppo. Come si può sperare e pensare in positivo se non conosciamo noi stessi, il nostro passato; è da esso che si deve trovare la forza per un presente e futuro migliore.
E’ tempo allora che le cose cambino, cari amministratori; i giovani aspettano da troppi anni la luce!
La qualità della vostra azione amministrativa passa dal senso che darete alla cultura intesa non più come ricreazione o folklore, ma come elevazione di un popolo.
Se non ci saranno segnali di risveglio, sarete giudicati anche Voi come i tanti che vi hanno preceduto e sarete degli illustri anonimi, ma soprattutto la nostra comunità rimarrà sempre la stessa.
Complimenti al dott. Fiore Francesco che affettuosamente , data la mia età, quando l’incontro lo saluto con un ” caro Francesco”.
Finalmente una voce sensata che si fa sentire ed esprime cose su cui c’è molto da riflettere e forse o senza forse aprire un ampio dibattito.
Non rinnegando il passato, ma rinfrescando la memoria, anche se con senso critico, si porta alla luce non solo ” il credere popolare”, ” le bellezze naturali”, ” la tarantella” ed il folclore in genere ” ma si riesce ad indicare la strada per lo sviluppo del territorio, affinche “TUTTI” ed in specie i giovani possano averne un ” ritorno in termini economici”.
Sento parlare di consulta per i giovani, ma non riesco ancora a intravedere, con fatti concreti, da parte degli Organi costituiti, locali e sovracomunali ,atti che indirizzano i giovani dai 18 ai 30 anni, formati per entrare nel mondo del lavoro, che li orientano concretamente in scelte di lavoro.
Le opportunità sonto tante : partecipazione a pubblici concorsi, accompagno ed invio curricula a ditte e società private.
Grazie dell’ospitalità
rag. Vincenzo De Luca
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