Di Cesare De Rosis
L’abito tradizionale albanese è un bene culturale da valorizzare, promuovere e tutelare.
Quando si parla di vesti tradizionali si pensa subito a quelle femminili: ciò è tanto più vero per quanto riguarda la cultura arbëreshë dove l’abito maschile ha perduto ben presto le proprie specificità assimilandosi a quello dei calabresi. Nelle rappresentazioni odierne in cui sono usati gli abiti tradizionali arbëreshë gli uomini usano quelli tradizionali albanesi oppure quelli calabresi: giacca corta di velluto, pantaloni dello stesso materiale stretti dal ginocchio in giù, lunghe calze di lana e scarpe allacciate sino al ginocchio.
I costumi femminili arbëreshë sono invece molto più elaborati e ricchi, realizzati in seta e raso e con vistosi ricami in fili d’oro e d’argento: la loro sfarzosità ha fatto ipotizzare che fossero in origine delle vesti signorili indossate solo dai nobili. Un’asserzione non molto convincente. In ogni caso il vestito era la cosa più importante e preziosa per una donna italo-albanese, perché la accompagnava nei momenti più significativi della propria vita.
Il vestito della festa (o di gala) è senza dubbio il più fastoso ed elaborato nonché il più raro: oltre ad essere indossato per le nozze, per le feste religiose (come le “Vallje”, la Domenica di Pasqua o il giorno di Natale) veniva sovente anche utilizzato per dare una degna sepoltura alla donna. Si caratterizza anzitutto per una camicia bianca con merletti e caratterizzata da un’ampia scollatura che viene coperta da un panno di tulle e lino. Attorno al collo si intrecciano preziose collane. La parte superiore del costume di gala arbëreshë è completata dallo “Xhipuni”, un corpetto azzurro con lamine in oro ed ampi ricami, e dal “Pani”, uno scialle in raso ricamato anch’esso con filo d’oro. La parte inferiore era costituita anzitutto da una sottana su cui è posta la gonna vera e propria, la “Kamizolla”, di raso setato, di un colore vario colore Continua a leggere