Di Cesare De Rosis
Esce in libreria, dopo una lunga attesa, il terzo e ultimo best seller di Papa Benedetto XVI sulla storia di Gesù. E’ stato uno dei doni più graditi ricevuti in occasione del Santo Natale, tant’è che l’ho letto nel giro di un giorno. Sono molte le notizie che ho appreso, e che, francamente erano a me finora sconosciute. Nel libro si legge: “Il calcolo dell’inizio del nostro calendario, basato sulla nascita di Gesù, fu effettuato da Dionigi il Piccolo, che sbagliò i calcoli con un margine di diversi anni”. “La vera data di nascita di Gesù risale a molti anni prima”, scrive il Pontefice. Sempre secondo il libro, al momento della nascita di Gesù, non c’erano il bue e l’asino e come scrive il Papa, “nel Vangelo non si parla di animali”. Mentre sulla datazione della nascita non mi sento di aggiungere nulla, sul secondo punto vorrei spendere una breve ma, spero, utile riflessione. Il Papa non dice che i due “tradizionali” animali non c’erano, ma che il Vangelo non ne parla. Da qui alcune polemiche, credo note. Si legge infatti su un quotidiano: “Nel nuovo libro scritto da Papa Joseph Ratzinger ‘L’infanzia di Gesù’ viene sfatato un mito che potrebbe cambiare per sempre i connotati dei presepi nelle case, e nelle chiese, di tutto il mondo. Stando agli studi di Benedetto XVI infatti, nel Vangelo “non si parla di animali”. Quindi nella capanna a Betlemme dove nacque Gesù c’erano solo Giuseppe e Maria, mentre il bue e l’asinello sarebbero frutto di invenzione”.
Ma i maestri d’arte presepiale di Napoli non ci stanno: “Nel presepe napoletano il bue e l’asinello sempre ci sono e sempre ci saranno”. Rispetto massimo quindi, chiariscono gli artigiani, per quanto si legge nel libro del Papa, ma da qui a mettere in discussione un pezzo fondamentale del presepe, ce ne vuole. Sappiamo che del Bue e Asino ne parlano gli scritti dello pseudo Matteo negli apocrifi e dal Medioevo entrano a far parte della tradizione artistica del presepe di Francesco D’Assisi.
Il Papa, ripeto, non dice che non ci fossero ma che nel Vangelo non c’è menzione. Ma v’è di più. A mio parere, leggendo il prosieguo del libro, il Papa parla della loro prefigurazione nell’Antico Testamento. La meditazione guidata dalla fede – aggiunge – leggendo l’Antico e il Nuovo Testamento collegati tra loro, ha ben presto colmato questa lacuna, rinviando ad Isaia 1,3: ‘Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende”’.
Su questo aspetto, secondo il Papa, l’iconografia è stata influenzata anche da altri due libri: Abacuc e Esodo. Ma si potrebbe aggiungere, circa il bue, anche la visione di Ezechiele. Una riflessione analoga è stata da me rintracciata nella versione italiana di: “Benedikt XVI – Peter Seewald, Licht der Welt, Verlag Herder, Freiburg-Basel-Wien, 2011”.
Scrive ancora Ratzinger: ”La mangiatoia diventerebbe in certo qual modo l’arca dell’alleanza, in cui Dio, misteriosamente custodito, è in mezzo agli uomini, e davanti alla quale per il ‘bue e l’asino’, per l’umanità composta di giudei e gentili, è giunta l’ora della conoscenza di Dio”.
Nella connessione fra i diversi testi biblici ”e la mangiatoia appaiono quindi i due animali come rappresentazione dell’umanità, di per sé priva di comprensione, che, davanti al Bambino, davanti all’umile comparsa di Dio nella stalla, arriva alla conoscenza e nella povertà di tale nascita, riceve l’epifania che ora tutti insegna a vedere” . Benedetto XVI ha inteso negare questa tradizione così popolare e accattivante, e, più in concreto, la presenza del bue e dell’asino? Anzi, al contrario. “Nessuna rappresentazione della natività – scrive esplicitamente il Papa – rinuncerà al bue e all’asino” (p. 76-77). Ciò che Benedetto XVI ha fatto è dare alla situazione un significato aggiunto. Facendo una sottile riflessione esegetica su diversi testi dell’Antico Testamento si scopre che il bue e l’asino posti accanto alla mangiatoia sono “come rappresentazione dell’umanità, di per sé priva di comprensione, ma che davanti al Bambino, davanti all’ umile apparizione di Dio in una stalla, viene a conoscenza e nella povertà ella nascita, riceve l’epifania, che permette a tutti di vedere e di comprendere. L’iconografia cristiana ha catturato molto presto questo insegnamento. Nessuna rappresentazione della natività rinuncerà al bue e all’asino”.
Per cui, concludendo mi chiedo: Coloro i quali affermano che il Pontefice nega la presenza del bue e dell’asino nel presepe, che libro hanno letto?