La politica che divide!

Di Michele Iannello

Quello che si è verificato nel nostro paese nei giorni scorsi, rispecchia in pieno il momento attuale  del Partito Democratico. Un piccolo paese, un unico Partito ma diviso da due correnti di pensiero! Negli ultimi anni, di certo il Pd ha praticato una politica che non ha condotto alla solidarietà e prospettiva di libertà  bensì per fini prettamente populistici. Qualsiasi paese democratico che si candidi a governare  si dovrebbe rivolgere a tutti i cittadini così come, chi scrive le regole deve rispettarle. Pochi giorni fa , a molti giovani è stato negato un diritto ovvero, la volontà di una maggiore giustizia ed equità di partecipazione. Il Partito Democratico, si trova a dover affrontare delle contraddizioni e ingiustizie crescenti che impongono delle riflessioni sulla prassi politica e sulla necessità di un cambiamento etico. E’ proprio dal modo in cui si organizza la società che si dà forma alla politica, quella che in tanti professano , “partecipativa” ma  poi al contrario, mettono in atto “oligarchica”. Dovrebbe essere usata di più la parola “rotazione” che, dovrebbe mirare a responsabilizzare quei politici di “professione” abituati a poteri e privilegi. Persone che dovrebbero prendere coscienza  del fatto che, c’è un tempo per tutto. La nostra piccola comunità, rispecchia quello che è il momento attuale Regionale e Nazionale ovvero, la presunzione  e l’attaccamento al potere. L’ irriconoscenza, mostrata anche nel caso specifico a San Sosti dove, Franco Laratta circa due anni fa prese parte alla presentazione della lista (PD) che allora vinse le elezioni e ora, la stessa Amministrazione non lo “riconosce” nella figura di Segretario, preferendogli Guglielmelli. La stessa “Consulta dei Giovani”, tanta propagandata ma sempre soggetta a potere decisionale  “condizionato”. Le nuove generazioni stanno sviluppando una nuova cultura critica dell’ideologia politica. Assistere passivamente al declino dei propri diritti, vedere negarsi la possibilità essere “promotori per il cambiamento” tutto ciò, non fa parte del vivere in democrazia. Le esigenze sociali chiedono maggiore rispetto ed equità, vogliamo riappropriarci del diritto “rappresentativo”.

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