di Francesco Capalbo
Tutti i luoghi, non solo le grandi città, così come gli esseri viventi, hanno un loro profilo che li rende unici e distinguibili.
C’è un’unica differenza: la silhouette di una metropoli è in continua evoluzione, poiché incessante è lo sviluppo della sua vita materiale che soggioga interi spazi costringendoli a rapide trasformazioni; la sagoma di un piccolo paese subisce invece mutamenti episodici, all’unisono con la flemma che pervade l’esistenza dei suoi abitanti.
La skyline di San Sosti per esempio, si identifica col campanile della Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, vergine e martire, che sorgendo sopra una sporgenza, è raggiungibile visivamente da ogni punto del borgo. La facciata esterna della Chiesa nel corso degli anni ha subito pochi cambiamenti: ancora oggi si ha la possibilità di ammirarla con le stesse fattezze di quando erano in vita i nostri bisnonni. L’ultima volta che essa è stata ritoccata fu nel 1914, esattamente cento anni fa.
All’epoca il tempio era sprovvisto sia della torre campanaria, che di un orologio pubblico. L’Amministrazione Comunale, presieduta dal farmacista don Gaetano Guaglianone, pensò bene di .. continua a leggere su Mille storie, mille memorie