Grande successo per il “Premio Pettoruto”. Soddisfazione per gli organizzatori che ora dovranno valutare 200 lettere provenienti da ogni parte d’Italia.

Il 31 marzo 2017 è scaduto il termine di partecipazione al Concorso Letterario Internazionale “Premio Pettoruto”.
Sono pervenute circa 200 lettere, con grande soddisfazione di tutti gli Organizzatori che ringraziano emozionati quanti hanno aderito con entusiasmo al progetto di “ritorno alla penna” e di valorizzazione del dialetto muovendo da attente riflessioni sul tema “Paese”.
A partire dal 5 aprile c.a. una Giuria altamente qualificata, all’uopo costituita, ha iniziato i lavori di valutazione dei componimenti suddivisi nelle due categorie previste dal bando: ragazzi dai 6 ai 12 anni e adulti. A breve, i nomi ed i profili dei giurati verranno resi noti a mezzo di un apposito comunicato stampa.
Le lettere internazionali e nazionali arrivate sono di grande pregio e rivelano il forte attaccamento alle radici. L’Italia, in particolare, ha premiato il Concorso con una sentita partecipazione dal Nord al Sud della penisola.

Di seguito, gli apprezzamenti di alcuni autori:

“Grazie e buon lavoro per questa prima coraggiosa iniziativa letteraria che mi ha visto coinvolto per l’originalità del tema proposto, che mi ha dato modo di stigmatizzare in una lettera ideale i sentimenti per il mio paese d’origine, dando nel contempo voce ai miei compaesani (specie quelli più anziani) che realmente amo sentire e che sono certo saranno felici di ricordare quello che è andato perduto e che rappresenta i loro più bei ricordi, quelli di gioventù.” Nicola dal Veneto.

“È una bellissima iniziativa! Tanta stima per voi e tanto di cappello! Con tutta questa tecnologia la scrittura a mano è sempre più dimenticata, soprattutto tra noi giovani, e la difficoltà che ho avuto nello scrivere la lettera ne è una chiara dimostrazione! Mi faceva piacere partecipare, e così l’ho fatto; partecipo solo a concorsi e iniziative che mi stimolano. A presto!” GianMario dalla Sardegna.

Anche il Comune di Amatrice si associa alle lodi per essere stato destinatario del pensiero degli Organizzatori a cui rivolge uno speciale grazie con stima e riconoscenza.

La Consulta dei Giovani, l’ideatrice Giovanna Daniele, l’Amministrazione Comunale e la Biblioteca di San Sosti, una volta terminati i lavori di Giuria, daranno notizia della data di svolgimento della cerimonia di premiazione attraverso questo portale e la pagina Facebook dedicata al Premio Pettoruto.

 

Al via il Concorso letterario internazionale “Premio Pettoruto”

CONCORSO LETTERARIO INTERNAZIONALE

“Premio Pettoruto”

PRIMA EDIZIONE – ANNO 2017

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Il logo del Concorso è stato realizzato dal giovane artista Sansostese Carmelo Contarino. Ha studiato presso l’Accademia delle Belle Arti di Urbino, dal 2001 al 2005, prediligendo l’indirizzo della pittura e specializzandosi in arte figurativa (lavori su tela, ad olio, acrilico e tempera).

Scarica da qui la scheda di parteciapazione IN WORDIN PDF

Regolamento.

Art. 1-  La Consulta dei Giovani del Comune di San Sosti, la Biblioteca Comunale e l’ideatrice del Concorso, Giovanna Daniele, con il patrocinio dell’Amministrazione del Comune di San Sosti (Cs), indicono la Prima Edizione del Concorso Letterario Internazionale “Premio Pettoruto” dedicato a Caterina Tufarelli Palumbo Pisani, Sansostese e Primo Sindaco Donna D’Italia.

Art. 2-  La partecipazione al Concorso è gratuita e aperta a tutti, senza limiti di età.

Art. 3- Gli autori dovranno presentare un’opera inedita nella forma della lettera con le caratteristiche di seguito specificate:

  • il componimento dovrà essere dedicato al proprio “Paese”, inteso come luogo natìo, come Nazione, o come posto a cui è legato un particolare ricordo o avvenimento, evidenziandone, qualora si volesse, aspetti socio-culturali e tradizioni;
  • l’opera dovrà essere redatta in italiano, o in lingua straniera ovvero in vernacolo con annessa obbligatoria traduzione negli ultimi due casi;
  • la lunghezza della lettera non dovrà superare quella di un foglio formato A4, fronte e retro;
  • dell’elaborato occorrerà presentare una copia scritta a mano, pena l’inammissibilità al concorso, e n. 6 copie dattiloscritte;
  • l’opera non dovrà essere sottoscritta né recare in sé segni di riconoscimento;
  • nel plico contenente le copie delle lettere, occorrerà allegare, in busta sigillata, la scheda di partecipazione opportunamente inserita nel bando e compilata in ogni sua parte.

Art. 4- Gli elaborati dovranno essere spediti, preferibilmente a mezzo raccomandata con avviso di ricevimento, entro e non oltre il 31 marzo 2017, al seguente indirizzo: Concorso Letterario Internazionale Premio Pettoruto, c/o Biblioteca Comunale, via Vittorio Emanuele II, 87010 San Sosti (CS), ovvero consegnati a mano al Presidente della Consulta dei Giovani, Maria Pina Aragona, via Nazionale, San Sosti (Cs).

Art. 5- Il concorso prevede due distinte categorie:

  • Ragazzi: dai 6 ai 12 anni;
  • Adulti: dai 13 anni in poi.

Ed i seguenti premi.

Per la categoria Ragazzi:       Primo premio: Ebook reader;

                                                    Secondo premio: Set per la scrittura;

                                                    Terzo premio: Libri.

Per la categoria Adulti:          Primo premio: € 150,00;

                                                   Secondo premio: € 100,00;

                                                   Terzo premio: € 50,00.

È prevista, altresì, l’assegnazione ad entrambe le categorie di menzioni speciali per le opere in vernacolo e per la grafia, attesa la doppia finalità del concorso di incentivare la conoscenza del dialetto e di sostenere il “ritorno alla penna”.

Art. 6-  Le opere saranno valutate insindacabilmente e rispettando il criterio dell’anonimato, da una Giuria altamente qualificata. La cerimonia di premiazione si svolgerà in San Sosti (CS), nel mese di aprile.

Art. 7- Tutti gli elaborati pervenuti non saranno restituiti e resteranno a disposizione degli Organizzatori.

Art. 8– La partecipazione al Concorso implica l’accettazione di tutte le norme del presente regolamento.

San Sosti, lì 14.02.2017            

Il Presidente della Consulta dei Giovani
Maria Pina Aragona

L’ideatrice del Concorso
Giovanna Daniele

Il Responsabile della Biblioteca
Francesco Boncompagni

Il Sindaco del Comune di San Sosti
Vincenzo De Marco

“Ma che senso ha questo tempo… senza me”?

di Lucio Paura

<<MA CHE SENSO HA QUESTO TEMPO… SENZA ME>>?

<<A sette anni mi hanno promessa, non avevo neanche una casa …>> così inizia la nuova canzone ”La sposa bambina” della cantautrice Noemi Bruno, con la quale si è aggiudicata il Premio della Critica all’evento “Premio Mia Martini”.
Un componimento musicale pieno di dolcezza e melanconia, intriso da una purezza di immagini nostalgiche … di un’infanzia rubata al tempo.
Una bambina che non potrà scegliere le proprie amicizie, le persone con cui giocare o amare, costretta ad allontanarsi dai propri affetti : << avevo soltanto una bambola l’ho data ad un’altra bambina, lei poi se n’è andata in America >>.
Una sposa che con l’innocenza della sua età vive da spettatrice la vita di Famiglia; anche da adulta il suo animo sarà logorato da tristi eventi, ma dentro di se i ricordi e la speranza non moriranno: << ed ora che di anni invece ne ho trenta e ho perso tre figli per la malaria ripenso spesso a quella bambola >>.
Noemi si cala nella realtà umana, nelle asperità della vita e riesce a raccontarle con la sua musica in modo assolutamente perfetto.
Nella canzona, “La sposa bambina”, si avverte un velo di pessimismo e di quasi rassegnazione per la perdita di ogni entusiasmo, di ogni aspettativa azzardata di vita e persino sfiducia nell’amore; perché ognuno di noi desidera una vita “normale”, con un padre, una madre e una persona da poter scegliere come compagno di vita.
Ma non per questo, il testo, ci indulge al facile pianto, bensì sotto la geometria arcana e sconvolgente della vicenda, di una bambina divisa dalla propria famiglia e dalla sua amica che forse non rivedrà mai più, si avverte la positiva partecipazione dell’autrice con il suo “urlo” di speranza  al tragico mondo delle “vittime” della sorte.

Le cose più belle

Di Antonio Vigna

Nella luce filtrata dai colori della vegetazione, mentre la mente si abbandona, scorrono dolcissimi e belli i miei pensieri. Quando voglia di vivere ed arte creativa si fondono, magicamente appaiono le regole del mondo. Spesso erroneamente scartiamo soluzioni che crediamo sbagliate perché troppo semplici ed immediate,  troppo facili per essere la verità che al contrario andiamo  a ricercare in contesti più complicati, perdendo di vista la linearità dei rapporti e la logica consequenzialità delle cose che ci circondano. La vita fin dalla nascita è sempre stata un continuo lottare e superamento di ostacoli, spesso ci mette a dura prova, a volte crediamo di non avere  la forza necessaria per andare avanti, a volte ci esaltiamo, diventiamo esageratamente esigenti ed esuberanti, distratti dimentichiamo di considerare che non sta scritto da nessuna parte che  possiamo pretendere quello che vogliamo o pensare di essere immortali, al contrario il nostro cammino, improvvisamente e senza preavviso, può drasticamente cambiare in peggio o interrompersi per sempre. Quante volte dalla tensione emersa dalla criticità di un Continua a leggere

Il nuovo libro di Ida Perrone. Una canzone che diventa romanzo.

La Redazione

La scrittrice Calabrese Ida Perrone torna a far parlare di se con un nuovo libro,  La casa senza specchi, che racconta le vicende di una donna e il suo duro percorso per affermarsi in una società dove spesso molte ragazze sono vittime di abusi. La storia è ambientata nell’Italia del Sud verso la fine degli anni Quaranta.
Il romanzo è tratto da un testo di una canzone della giovane cantautrice Noemi Bruno, che la scorsa estate, tra i tanti eventi musicali, ha aperto anche il concerto degli Stadio a Rocca Imperiale (Cs).
Un tema forte, quello degli abusi sulle donne, pieno di orrore e di estrema solidarietà. Un sentimento di rabbia e repulsione pervade l’animo delle  vittime, le quali, cadono in uno stato di “depressione malinconica” e di contenimento dell’energia vitale dove  si è incapaci di svincolarsi. Ma nonostante questo, la protagonista, cerca di rifarsi una vita in un’altra città e nonostante la sua tristezza, il ricordo di quella vecchia casa <<dall’odore acre della polvere depositata sulle tende>> … <<una casa senza specchi>>, accoglie dentro di sé quell’amore per il mondo e per la ricerca di una propria identità.
… Una storia che attira a sé donne accomunate dallo stesso “disagio”.
E’ un romanzo da leggere d’un fiato, in quanto raccoglie i temi più profondi della nostra società, intrisi da un velo di amara sofferenza, ma smorzati da un vibrato esistenziale e psicologico che accarezza l’intera opera.

Ida Perrone

 

Lettera di frate Giovanni al Cardinale Agostino Inermis Qualificatore del Sant’Offizio: Monsignore liberate Francisca Melilla!

scriptura breviAustera Eminenza,
Vi scrivo in una chiara giornata di Novembre che annuncia l’imminente estate di San Martino.
Ho trascorso questi giorni di aguzzo dolore cercando funghi in una silenziosa boscaglia sovrastante il Monastero di San Sozonte.
E’ in questa selva chiamata “u mundu”, che da tempo rifletto sulla similitudine che lega le essenze botaniche alla diverse facce dell’umanità.
Eminenza, se i funghi si dividono in eduli, non eduli, poco velenosi, molto velenosi e velenosissimi, simile catalogazione può adattarsi agli uomini di chiesa.
Il lactarus deliciosus, conosciuto come rosito, è paragonabile ad esempio ai tanti religiosi che si consumano nella povertà per condurre in ogni angolo del Mondo il messaggio di Cristo.
Il phallus impudicus, il satirione, un fungo non edule dalla forma di membro maschile ci ricorda invece certi frati che tradiscono il voto di castità, mentre il nematoloma fascicolare, il cittadino falso, ci rimanda alla morra di uomini di fede che diffondono falsità.
C’è infine un fungo velenosissimo di cui sua eminenza ha sentito senz’altro parlare.
Esso porta il nome botanico di amanita phalloides, è fornito di un cappello rosso, ed è quivi noto col nome di “spartiparienti”.
E’ infido e doppio: le sue carni succose, come in un incubo concupiscente, dapprima ti lusingano, ti invitano a possederle col senso del gusto e poi ti avvelenano.
Gli ambigui colori dell’amanitha phalloides in questi giorni infausti per la Santa Ecclesia sembrano esser marcate sulla scazzetta dei tanti porporati che parlano di povertà ma sono circondati da ogni sorta di lusso.
Eminenza, vi confesso che uno di questi ribaldi vive anche tra noi.
La sua ricchezza stride a tal punto con le condizioni di abiezione in cui si dimenano certi abitanti del contado, che in molti invocano, come ai tempi dei romani, la promulgazione di leggi suntuarie.
Di questo faraone vostra Eccellenza, se avrà la bontà di seguirmi, troverà traccia anche nel prosieguo della lettera.
Venerabile padre, Ella mi chiede informazione circa una donna del contado di nome Francisca Melilla, rinchiusa nelle carceri romane del Sant’Offizio, che si dice abbia divulgato segreti di Stato.
Vi rispondo senza esitazioni!.
Francisca non è un fungo velenoso, porta dentro di sé solo i segni di una profonda sofferenza: quella di essere nata in un borgo dove alligna l’ipocrisia e chi vale è costretto all’esilio.
Qui l’acume non è mai stato considerato un dono di Dio!
I motivi sono tanti, ma uno riguarda direttamente Santa Romana Ecclesia.
Seguitemi, Eminenza!
Il faraone del luogo, il porporato di cui vi dicevo pocanzi, possiede ad esempio, l’inveterata abitudine di soffocare i sogni delle persone.
In combutta coi priori (pro tempore) del Monastero (tutti uomini di stucchevole ingegno!) è sempre stato pronto ad attribuirsi bugiardi titoli, melliflue onorificenze e orpelli barocchi, costringendo all’esilio chi avrebbe potuto metterlo in ombra o togliergli la maschera.
Francisca Melilla, figlia di padre foresto, ha lasciato il contado trascinando con sé la ferrea determinazione di lavare l’onta di tanta insolenza.
Raccontano che prima di mettersi in viaggio per Roma, la giovane donna abbia gridato: “arriverò lontano, più lontano di quanto voi che state soffocando il mio villaggio possiate immaginare!”.
Francisca sembra artefice di una impostura solo perché è persona loquace ma, a mio scarno giudizio, non è così : ella è solo vittima di trame ordite da tessitori diabolici che ne hanno violato il desiderio di riscatto, ghermito la voglia di affermazione e prospettato spediti successi.
E’ questa la caterva di furfanti che andrebbe rinchiusa nelle gattabuie che hanno serrato frate Giordano Bruno, donna Beatrice Cenci e messere Benvenuto Cellini.
Francesca Melilla non è una tignosa verdognola ma una credula e sofferente persona!.
Se colpa ella mai abbia avuto, è quella di aver coltivato l’effimero sogno d’ arrivare lontano partendo da un borgo sperduto.
Ingenua e ciarliera, non sospettava che imboccando rapide vie esse sarebbero state piene di orridi burroni e presidiate da … scaltri furfanti.
Eminenza, per quanto esposto, Vi chiedo di togliere il mordacchio a Francesca Melilla e di liberarla dalle segrete del Sant’Offizio.
Con la stessa devozione di sempre ho un’ultima cosa da domandarVi: in nome di Dio liberate il Monastero di San Sozonte dai sortilegi che non sono mai domi!
La Vostra Santa benedizione, avrà il potere di tener lontano le tenebre perpetue, richiamate sul nostro Contado da porporati simoniaci capaci di trarre profitto da ogni omega serbata nei Sacri Testi e da ogni lauda innalzata all’Altissimo.
Mentre il sole sta per calare, l’aria diventa frizzante e l’azzurro del cielo si appresta a cedere il posto ad una tersa ma passeggera notte di Novembre, mi congedo da Voi invocando l’ Onnipotente .

Dal Monastero di San Sozonte
V mensis Novembris, Anno Domini 1615

NON NOBIS DOMINE, NON NOBIS, SED NOMINI TUO DA GLORIAM

Frate Giovanni

Sulle onde dell’informatica

Di Vigna Antonio

I cambiamenti della realtà, i suoi segnali, i nostri ascolti, gli improvvisi e forzati adattamenti, dalla notte dei tempi, rappresentano l’affascinante avventura della vita, la materia della nostra esistenza. L’era informatica ci ha completamente assorbiti, con i suoi limiti ed i suoi vantaggi. Internet, come una gigantesca piovra, ha sciolto i suoi lunghi tentacoli sul mondo globalizzato avvinghiandolo in una sorta di stretta virtuale, irrinunciabile come il suo magico mondo che imprigiona ed assume valenza di strumento che racchiude tutte le potenzialità di un impatto immediato e dirompente che seduce. La velocità con cui si interagisce nei punti più lontani del globo è sorprendente, la possibilità di entrare in uffici, in banche, di studiare, di aggiornarsi, spedire documenti ed ogni sorta di altri scambi d’informazioni è meravigliosa, impensabile fino a qualche tempo fa. Restiamo allibiti e sopraffatti da questa devastante tecnologia, incapaci di farne a meno, che saprà sorprenderci ancora per le sue crescenti innovazioni e come un pugile ci servirà il colpo del KO, dopo il quale accetteremo a 360° il suo strapotere. D’altra parte sarebbe impensabile resistere ad un simile fiume in piena ma, rilassarsi ed interagire, farsi permeare dal dinamismo multimediale, sforzarsi di elaborarne i contenuti, dopo averli resi il più possibile nostri, diventa la scommessa, l’ultima stella da seguire. Il nostro modo di pensare, interfacciandosi con quello di ogni altra etnia attraverso i social network, dal delicato e contenuto twitter al più aggressivo e sfacciato facebook, ormai diventati parte integrante della nostra giornata tipo, svolge un ruolo essenziale nella genesi e nella nostra evoluzione storica. Inavvertitamente, senza nemmeno accorgerci, restiamo plasmati da potenti forze impalpabili ma percepibili che suscitano grande interesse, timore e paura per le continue insidie che corriamo all’interno di questa inesplorata e sconfinata jungla. Di tanta incommensurabile prateria virtuale occorre prendere coscienza responsabilmente. Con i nostri continui contatti, partecipiamo alla produzione di flussi di energia dai quali, lentamente, prende forma una sorta di linguaggio universale che ci permea e ci cambia. Se vogliamo agire con positività, diventa vitale guardarci dentro, provare a conoscerci dal migliore dei nostri punti d’osservazione, a renderci partecipi in modo costruttivo a tali fluttuazioni spazio temporali, a programmarci in modo esemplare, a sognare per ritrovarci sereni e carichi di speranza dopo ogni criticità. Andare avanti con amore e sensibilità, ispirarci a ricchezze condivise o inventare con sorriso, con gioia facendo tesoro delle nostre meditazioni più belle e profonde, ostentarle nel mezzo delle crudeltà più esasperate, dove la miseria annienta i pensieri, diventi il nostro percorso. Predisporci al prossimo approccio con il brigante che abbiamo dentro, farlo lampeggiare nel nostro profilo con lealtà e bontà, diventi il nostro obiettivo. Condivisione ed amicizia siano la lettura di tutti i messaggi, il grande desiderio di metterci a supporto di ogni sofferenza, per provare a tracciare la madre di tutti i solchi, quello più profondo ed indelebile che possa fare da traino in ogni contesto e dimensione. Sentirci al servizio di una giusta causa, inserirla con priorità nel nostro progetto, serve a trasmettere grande calore anche attraverso una comunicazione alimentata da sistemi freddi, serve ad illuminare le nostre menti per provare ad investire in umanità, usata sempre meno nei nostri rapporti di tutti i giorni, sempre più aridi. Ormai, purtroppo, per fare qualcosa in più serve solo un tantino di educazione ed un sorriso rassicurante, che diventa sempre più gradito. In un mondo che ormai si dà tutto per scontato ed importanza a niente, dove è sempre più prevedibile pensare male di ogni cosa, occorre avere il coraggio di andare controcorrente, decidere di dare il proprio buon esempio senza aspettarsi alcuna ricompensa. Ignorando ogni sorta di luogo comune, di scoraggiamento e di rassegnazione, occorre animarsi di sana imprevedibilità per agire di sorpresa e dare una scossa all’inerzia che attanaglia i nostri pensieri. Provare a generare nuovi impulsi vitali che danno più speranza e fiducia.

La mente umana quando è in sinergia con l’amore e viaggia sulle onde dell’umiltà e della semplicità diventa forza straripante, travolge anche internet ed ogni sorta di barriera e artificio elettromagnetico perché va ad attingere energia direttamente alla fonte, dove tutte le energie prendono forma, si materializzano per proiettarsi verso grandi spazi e dissolversi come tangente dell’infinito.

San Sosti.. canta con noi!!!!

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II° Concorso Fotografico “Premio Mario Carbone” – “I GESTI DEL LAVORO”

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L’associazione Movendo Lux, l’Associazione Porte Aperte, la Consulta Giovanile del Comune di San Sosti e l’Amministrazione Comunale  di San Sosti (CS) organizzano il secondo  concorso fotografico “Premio Mario Carbone”.

Il tema del concorso è: “ I GESTI DEL LAVORO”.

Il concorso è aperto a tutti, maggiorenni e minorenni  appartenenti all’Unione Europea.  La giuria, composta da tecnici e professionisti del mondo dell’arte, della fotografia e della cultura di livello nazionale, avrà la facoltà di escludere le opere non conformi ai requisiti previsti dal presente regolamento composto da n° 8 articoli. Per qualsiasi informazione scrivere a  movendolux@libero.it

REGOLAMENTO

ART. 1
ORGANIZZAZIONE e VALIDITA’

Il concorso è organizzato da: Associazione Movendo Lux, Associazione Porte Aperte, Consulta Giovanile del Comune di San Sosti e Amministrazione Comunale  di San Sosti (CS).
Il contest si svolgerà dal 01/07/15 al 31/08/15.
La cerimonia di premiazione dei vincitori avverrà in data 26 settembre 2015 presso la sala convegni della Clinica San Giuseppe sita in località Pettoruto, San Sosti (CS). Le opere che la Giuria riterrà idonee a concorrere al primo premio saranno esposte al pubblico in una mostra allestita in loco.
Il Vincitore sarà premiato dal Maestro Mario Carbone alla presenza di numerosi ospiti del mondo della cultura, della politica  e della fotografia.

 ART.2
TEMA DEL CONCORSO

Il concorso invita tutti i partecipanti a raccontare attraverso il mezzo fotografico come oggi si presenta il mondo del lavoro nella sua totalità. L’autore può riprendere attraverso l’occhio fotografico gesti, opere, personaggi, eventi che raccontano l’uomo ed il mondo del lavoro, ieri e oggi.

ART.3
REQUISITI DI PARTECIPAZIONE

Il concorso è aperto a tutti, professionisti e non professionisti, e non è previsto alcun limite di età. Ogni partecipante può inviare un massimo di 3 (tre) fotografie inedite, a colori o bianco e nero.
Saranno valide le fotografie scattate in un arco temporale che va dal 1° gennaio 2014 al 30 agosto 2015.
Per i soggetti minorenni è obbligatoria una liberatoria sottoscritta dai genitori o dal tutore legale.

ART.4
INVIO OPERE E SCHEDA DI PARTECIPAZIONE

Ogni iscritto dovrà inviare le opere, corredate della scheda di partecipazione debitamente compilata in ogni sua parte, a mezzo posta elettronica al seguente indirizzo mail:  movendolux@libero.it, entro le ore 24:00 del 30 agosto 2015 allegando la copia dell’avvenuto versamento della quota d’iscrizione a titolo di rimborso spese.
Ciascun partecipante verrà tempestivamente informato dell’avvenuta iscrizione al concorso e della contestuale ricezione delle opere.

ART.5
CARATTERISTICHE DELLE IMMAGINI

I file dovranno essere necessariamente rinominati con le prime sei lettere del proprio codice fiscale seguito dal numero progressivo dell’opera (esempio con Rossi Mario: RSSMRIO1.JPEG  RSSMRIO2.JPEG).
Le foto dovranno essere in formato JPEG o TIFF con una risoluzione compresa tra 240dpi e 300dpi.
Il file dovrà avere una dimensione non inferiore a 2448 pixel per lato più lungo.
E’ consentita la postproduzione ( curve, contrasto, nitidezza, livelli…ecc. ) senza far uso di fotomontaggi e/o elaborazioni grafiche che rendono lo scatto poco reale. Non sono ammesse diciture, firme o loghi impresse nelle scatto.

ART.6
GIURIA

La giuria presieduta dal M° Mario Carbone sarà, altresì, composta da tecnici ed esponenti del mondo della fotografia e della cultura.
Le opere saranno valutate in modo totalmente anonimo e secondo criteri che verranno scelti dalla Giuria durante una seduta preliminare.
Il giudizio della Giuria è insindacabile.

ART. 7
PREMI

  • Al primo classificato sarà assegnata una Fotocamera Reflex Digitale corredata di obiettivo;
  • Al Secondo classificato sarà assegnato un Treppiedi completo di testa;
  • Al terzo classificato sarà assegnato uno Zaino fotografico.

Si invitano i partecipanti ad essere presenti alla cerimonia di premiazione poiché la proclamazione del vincitore avverrà nel giorno e nel luogo previsto dall’art. 1 del presente regolamento senza ulteriore preavviso.
All’ingresso della sala sarà disponibile una segreteria che provvederà all’accoglienza dei partecipanti.
Non sono ammesse deleghe per il ritiro del premio ne tantomeno la differita della consegna se non per giustificato motivo.

ART.8
PRIVACY, RESPONSABILITA’ DEL PARTECIPANTE, DIRITTI D’AUTORE ED UTILIZZO DELLE OPERE IN CONCORSO

Fatta salva la proprietà intellettuale delle opere che rimane all’autore, gli organizzatori si riservano il diritto all’utilizzo gratuito delle immagini, per scopi divulgativi, promozionali, ecc., con la citazione dell’autore. Le foto inviate non verranno riconsegnate.
Ogni partecipante è responsabile di quanto forma oggetto della sua immagine, pertanto s’impegna ad escludere ogni responsabilità civile e penale degli organizzatori nei confronti di terzi. In particolare dichiara di essere unico autore delle immagini inviate e che esse sono originali, inedite e non in corso di pubblicazione, che non ledono diritti di terzi, e che, qualora ritraggano soggetti per i quali è necessario il consenso o l’autorizzazione, egli l’abbia ottenuto.
La partecipazione al concorso implica l’accettazione integrale del presente regolamento.
I dati raccolti saranno trattati ai sensi del D.Lgs 196/03. Essi saranno utilizzati dagli organizzatori al fine del corretto svolgimento del concorso.

Originale firmato e depositato agli atti.

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Prima Edizione del Concorso Letterario Internazionale “Lettera d’amore” – COMUNICATO STAMPA

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Il 22 marzo 2015, si è conclusa la Prima Edizione del Concorso Letterario Internazionale “Lettera d’amore” organizzato dalla Consulta Giovanile di San Sosti, dalla Biblioteca Comunale e dalla Sig.ra Giovanna Daniele, ideatrice del Concorso. Nell’accogliente cornice sansostese, presso l’Hotel Santa Croce, ha avuto luogo la premiazione dei primi tre classificati e l’assegnazione delle menzioni speciali tra il calore e l’attenzione dei numerosi partecipanti.
Sulle calde note della musica dialettale d’autore, il gruppo etnico-popolare “Balanoò Etnoakustika” ha aperto la cerimonia intonando Ninella mia.
Dopo i saluti di rito, il segretario della Consulta Giovanile, Pasquale Ricca, per l’occasione presentatore e moderatore, ha ricordato la sig.ra Lucilla Guaglianone, simbolo di cultura sociale ed umana, a cui questa Prima Edizione del Concorso è stata dedicata.  In un momento di generale commozione il sig. Paolo Guaglianone, cugino di Lucilla,  è stato omaggiato di un ricordo in Suo onore.

Al saluto del primo cittadino, il sindaco Vincenzo De Marco, si sono avvicendati gli interventi dei relatori che hanno illustrato l’evoluzione del Concorso in ogni sua fase. Sono intervenuti: la sig.ra Giovanna Daniele, ideatrice del Concorso; la dott.ssa Maria Pina Aragona Segretaria del Concorso e Vicepresidente della Consulta Giovanile di San Sosti; il sig. Maurizio de Luca delegato della Biblioteca Comunale, Presidente della Consulta Giovanile e Vicepresidente di Giuria; la dott.ssa Rosamaria Bisignani, Presidente di Giuria e consigliere della Consulta. Gli interventi son stati intervallati dalla lettura della lettera di Gilda Ferrante, alunna della classe V elementare dell’Istituto Comprensivo di San Sosti, distintosi per la partecipazione e la bravura, e da video inerenti il Concorso.
Alla scrivente segretaria è toccato l’onore di annunciare i primi tre classificati. Al primo posto si è classificata la lettera avente numero di protocollo 26/C dal titolo “Caro mio eroe” della Sig.ra Cirigliano Chiara di Cassano allo Ionio che ha ritirato personalmente l’attestato ed il premio di € 150,00 consegnato dall’ideatrice del Concorso Giovanna Daniele. Segue il testo della lettera declamata con emozione  dall’autrice:

Caro mio eroe (prot. 26/S)
Caro mio eroe,
sono le 23 e 40 e ti scrivo per dirti che mi manchi.
Sarà che scrivere di notte rende più vulnerabili, sentimentali, eppure io mi sento sempre allo stesso modo quando parlo o scrivo di te.
Qui ogni giornata sembra trascorrere allo stesso modo; stesso lavoro, stessa scuola, stessi amici, stessa espressione scocciata ogni volta che metto i piedi giù dal letto ed inizio una nuova giornata.
Ormai è una routine.
Chissà invece tu come stai e che fai… Chissà se lassù cerchi un’anima che somigli o che semplicemente ti ricordi quella della mamma. A lei manchi molto e ti pensa sempre, me ne accorgo ogni volta che la guardo negli occhi.
Voglio raccontarti ciò che mi è accaduto qualche settimana fa.
Ero in un bosco, sdraiata sulla fresca erba bagnata ed ero immersa nella lettura di un fantastico libro. La storia narrata al suo interno era molto simile a quella della nostra vita. Notando questa coincidenza per un secondo ho abbandonato la lettura ed ho iniziato a fantasticare su noi due.
Quasi involontariamente, voltando il capo verso destra, mi sono accorta che una sagoma, scura come un’ombra, era seduta lì accanto a me. Quasi non ci credevo, mi sono strofinata gli occhi in modo da vederci meglio e quando li ho riaperti mi sono resa conto che eri proprio tu. Mi sono immersa così tanto nella lettura da immaginare di averti al mio fianco
Eri bellissimo, avevi un sorriso mozzafiato. Mi hai fatto una carezza e mi hai sussurrato all’orecchio una delle cose che i padri sono soliti dire alle proprie figlie. A quel punto, anche se incredula, mi sono asciugata una lacrima che in quel momento mi stava rigando il viso e ti ho abbracciato, chiudendo gli occhi. Quando li ho riaperti non c’eri più.
Il mio amore per te non è uno qualunque; non è l’amore per un fidanzato o l’amore per un cane, nonostante mi piacciano molto. È l’amore per un padre, è l’amore per tutto ciò che avremmo potuto fare insieme. È l’amore per gli abbracci mancati, per le carezze non ricevute e non date, per gli anni persi, per i consigli non richiesti anche se necessari… É l’amore per ogni ti voglio bene che non abbiamo potuto dirci perché distanti una vita.
Nonostante mi costi molto dichiararlo, questo è anche l’amore per la distanza che ci divide.
L’amore per quel pezzo di cielo che strapperei se solo potesse servire a farti tornare da me.
Mi piace immaginarti immerso nella lettura di questa lettera; magari una lacrima ti sta attraversando il volto e lo ammetto, sarei felice di questo perché potrei dire di averti accarezzato, almeno una volta.

Ti amo.

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Si è classificata al secondo posto la lettera avente n. di protocollo 101/S dal titolo: “Amore mio” del sig. Domenico Santomartino di Cassano allo Ionio che ha ritirato personalmente l’attestato ed il premio di € 100,00 consegnato dal Presidente della Consulta Giovanile Maurizio De Luca. L’autore ha declamato la propria toccante lettera tra gli applausi degli astanti:

 
Amore mio (prot. 101/S)
Amore mio, la tua presenza è un guscio vuoto che mi dorme accanto, una poesia senza rima che dondola tra i denti e cristallizza sotto la luce fredda di un neon. Il tuo nome, Amore, è una parola proibita che pesa in un letto d’ospedale. Non oso svegliarla, la riassumo nella mente, la nutro con le lacrime intasate della paura di perderti. La partorisco con la voce, sottovoce, l’accarezzo con le labbra per paura di sgualcirla, la lascio scivolare tra i tubi che ti trattengono in vita, che pompano il sangue e irrigano i polmoni rosa. Ti
chiamo Amore perché è l’unica cosa che mi resta su questa sedia d’ospedale, insieme alla speranza che tu possa abbracciarmi ancora una volta. Ci siamo salutati tra stelle di vetro di un parabrezza esploso, tra le macerie di una galassia neonata che ha spalancato le sue braccia per portarti via da me, nel buco nero del coma, dove le parole scivolano in dimensioni parallele e i ricordi sono presente che s’inceppa negli ingranaggi del tempo. Ti aspetto, Amore mio, come si aspetta il Natale, contando i giorni, incartando i regali, addobbando le finestre degli occhi con luci colorate. Come vorrei ascoltare la tua voce ancora una  volta, sentire il mio nome sulle tue guance nel preludio di un bacio. Il lavello del bagno piange e lo lascio fare, ho delegato a lui le mie lacrime. È passata zia Alberta, Amore mio, siamo andati in un negozio di scarpe, le sneacker si sono rotte ieri. Avrei dovuto cambiarle da tempo. Ne ho cercato un paio che mi portassero da te, ma non l’ho trovato. Posso raggiungere il tuo corpo, ma non riesco a raggiungere te. Tra tre giorni scadrà il tuo tempo, staccheremo le macchine, rispetteremo il tuo ultimo desiderio e il nostro noi marcirà in una bara di ferro nell’obitorio dei “un altro giorno ancora”. Mi hai lasciato, Amore mio, senza dirmi addio. Mi hai amato, Amore mio, fino all’ultimo respiro. Nell’impatto hai cercato il mio sguardo, tra i pezzi di plastica che fluttuavano nello spazio indefinito di un secondo, tra l’ossigeno che sprizzava scintille nell’aria, tra le lingue di fuoco che inseguivano i nostri corpi, consumando il fumo del carburatore. Non puoi lasciarmi, Amore mio, non puoi farmi questo. Le tue volontà dicono che hai scelto di morire con dignità, ma il tuo cuore mi appartiene e non gli permetto di separarsi da me. I nostri amici non fanno altro che ripetermi: “Chi ci Ama non ci lascia mai” e a me non importa, li lascio comporre ritornelli stonati dove la mente sfugge tra sguardi di compassione e pacche sulle spalle cariche di commozione. Sanno che sono un giocattolo difettoso senza di te, che tu carichi la molla del domani, e così lasciano aperta la porta della morte sul paradigma del tempo, affacciano frasi di circostanza sulla relatività della vita per tessere lodi sull’eternità dell’anima che non conoscono, che hanno barattato con un applicazione sul cellulare. Mi sto lamentando come al solito, Amore mio. Dovrei limitarmi a dire grazie all’educazione che avvicina le persone, all’empatia che condivide le emozioni, ma il “mal comune mezzo gaudio” non mi appartiene, tu sì. Come hai potuto dimenticati di me? Il tuo nome dettava le sue lettere all’inchiostro, i tuoi occhi leggevano le clausole in grassetto, la tua voce discuteva le controindicazioni e il cuore, dove l’avevi lasciato? Quel pezzo di carne che t’ho affidato quando ci siamo baciati sotto casa tua, come hai potuto nascondergli le tue intenzioni, spezzare il filo che ci avrebbe legati per sempre con il diritto delle tue volontà? I medici parlano di morte dolce, indolore, senza sofferenza, ma della morte del mio cuore non si discute mai. Delle promesse che ci siamo scambiati non importa a nessuno, neanche a te, altrimenti me l’avresti detto. Non mi avresti lasciato nell’anticamera dei tuoi pensieri, mentre disponevi del tuo corpo lontano dal mio cuore.
Non siamo sposati, avremmo potuto esserlo prima o poi. Avrei raccolto le viole nei campi per spargere il loro profumo tra le nostre lenzuola, contato i bottoni della giacca nell’attesa di vederti sull’altare per dire sì alla nostra vita insieme e invece sono qui, nella penombra di una fantasia, a giocare con un tempo che non avrà mai uno spazio in cui respirare. Fa freddo. Questa sala d’aspetto è la nostra cappella disabitata, una vita che si consuma in un purgatorio senza possibilità di redenzione. Ti Amo, Amore mio, e finché avrò fiato rivestirò la tua pelle con queste parole, le poserò su ogni suo centimetro, in ogni sua cellula appena nata e insieme daremo un senso a questi ultimi giorni insieme. Il tuo corpo che si rigenera nell’attesa di morire, è una resurrezione che non voglio celebrare, le mie preghiere chiedono altro. Cerco di persuadere Dio imponendo la mia volontà, ma la tua è più forte e mi spaventa. Ho paura, Amore mio, della mancanza nell’abitudine, del saluto sulla porta senza risposta, della tavola apparecchiata in cucina, del bicchiere con i fiori rossi che ti piace tanto, del profumo delle viole selvatiche con il quale inondi la casa quando meno me l’aspetto. Imparerò anch’io a raccontare, nelle notti d’inverno, storie di fantasmi, di eventi soprannaturali che lasciano uno spiraglio sull’ignoto. Diventerò anch’io uno di quei cantastorie che si ascoltano con partecipazione innocente, con la voglia di stupirsi. Già mi vedo, mentre pieno d’emozione, a bassa voce, comincio il mio racconto: “Sai oggi a casa ho sentito un profumo inondarmi le narici, erano viole selvatiche, dolci e intense, ma non era un santo che mi onora della sua presenza è l’Amore mio che riempie il vuoto della sua assenza”. È triste, Amore mio, contare i giorni che mi separeranno dal tuo corpo, essere proiettati in un futuro di distillazione della carne, dimenticando le briciole di vita seminate da questi macchinari, dalle luci intermittenti che colorano il buio del bagliore degli spettri.
Non lasciarmi, Amore mio, preferisco nutrire un’illusione che accettare la fine.
Aiutami a credere che mi starai accanto, lasciami porte aperte da attraversare, baci d’aria sulle guance, abbracci di destino per i giorni senza senso. Lasciami coincidenze sulle quali inviarti un pensiero e insegnami a vivere senza di te.
Insegnami a chiamarti per nome, a raccogliere l’Amore che mi hai lasciato e restituiscimi il cuore, affinché possa imparare ad Amare ancora. Liberami dal dolore del ricordo per conservare le risate e le passeggiate mano nella mano.
Ti dico addio, Amore mio, tra parole che non leggerai mai, tra singhiozzi che si fanno voce e il bianco che colora il silenzio.
Il giorno sta per finire e lo stomaco per esplodere.

Addio …

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Si è classificata al terzo posto le lettera avente n. di protocollo 96/S intitolata “Un foglio di carta e tanta voglia di amare” della sig.ra Cozza Sara di Fagnano Castello (CS) che ha ritirato personalmente l’attestato ed il premio di €50,00 consegnato dal Sindaco del Comune di San Sosti Vincenzo de Marco.

Un foglio di carta e tanta voglia di amare!  Prot. n. 96/S
Cara Italia, ti scrivo questa lettera perché in troppi mi hanno detto di non poterlo fare.
Perché quando nasci e sei ingenuamente privo di conoscenze, il mondo ti accoglie con un’unica e salda regola riguardo la vita: Viverla. Nessuno ti dice che la vita puoi anche scriverla, raccontarla, ricordarla con una fotografia, cantarla sulla spiaggia sotto il sole, disegnarla, dipingerla, respirarla, sentirla, immaginarla ad occhi chiusi e, per i più abili, persino amarla.
Ti scrivo questa lettera per ogni bambino che fantastica dicendo “Da grande voglio fare il pilota” e crede nelle sue capacità anche quando si sente dire che confidare in un sogno non basta più per costruire una carriera. Ti scrivo questa lettera per quell’uomo che oggi ha perso il lavoro e con esso anche il sogno che portava con sé sin da bambino. Si dimentica di te ogni giorno maledicendo il tempo che passa troppo in fretta mentre lui non può fare altro che aspettare immobile un giorno migliore di quello passato. Ti scrivo questa lettera per lo straniero che rifugia in te ogni speranza di vita. Ogni sera, a fine giornata, vorrebbe scriverti una lettera come questa per ringraziarti di avergli donato il regalo più grande e impensabile che lui potesse ricevere: la libertà. Ti considera ormai il suo paese. Ti considera ormai la sua casa. Ti scrivo questa lettera per i giovani che adesso sono su uno scooter che viaggia veloce, che urlano da un finestrino la loro rabbia, che rivestono le mura della città attraverso una bomboletta spray che racchiude i loro pensieri, che alzano il volume della musica per cercare di farsi sentire. Per quei giovani che la musica la ascoltano per non ascoltare i problemi delle persone, che rifugiano le loro insicurezze in una sigaretta che non riescono a gettare a terra, che ballano fino a tarda notte, che bevono per stare bene. I giovani più incontenibili, sbagliati, rumorosi, vivaci di sempre. I giovani che pensano di dover velocizzare le loro emozioni provando a godersi ogni attimo purché, quest’ultimo, sia tanto forte da cancellare un futuro di cui tutti parlano e che, tutti lo ribadiscono, è già stato stabilito. I giovani che amano le cose istantanee e mai penserebbero di sedersi su una sedia con una penna in mano a dichiarare il loro amore ad un paese che li custodisce sin da bambini. Ti scrivo questa lettera per chi alle lettere pulite e candide preferisce la puzza e il valore dei soldi. Nessuna lettera potrà mai comprarti un’auto, una casa, un posto di lavoro. Le lettere regalano emozioni, nient’altro. Amore, gioia, timore, gratitudine, nostalgia. Nient’altro. Sono tutti così presi dalla freneticità della vita che neanche considerano l’idea di scrivere una lettera d’amore. A volte basterebbe solo questo: un foglio di carta e tanta voglia di amare. Amare il mare, le montagne, le pianure, il vento e la pioggia, il freddo mattutino che ti gela le orecchie, i viaggi, la diversità di colore, gli abbracci, i differenti modi di esprimersi. Amare e basta.
 Ed ecco perché ti scrivo questa lettera, cara Italia: per chi vuole vivere meglio ma si dimentica di amare. Perché dal primo momento in cui ti svegli la mattina puoi decidere se apprezzare il tuo paese,aiutarlo, criticarlo, rovinarlo, disegnarlo, dipingerlo, sentirlo, immaginarlo ad occhi chiusi e, per i più abili, persino amarlo.

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Sono state, altresì, attribuite tre menzioni speciali.

Una menzione speciale per la migliore lettera internazionale al sig. Kouame Omar Angolla, un ragazzo proveniente dalla Costa d’Avorio attualmente frequentante l’I.P.S.I.A. di Sant’Agata d’Esaro, Istituto meritevole di lode per  la cultura dell’integrazione che fortemente stimola e tutela anche attraverso i docenti, in particolare il prof. Antonio Castellucci. Kouame Omar Angolla ha presentato la lettera dal titolo: Ma petite maman, evidenziando quanto la lontananza dal luogo natio e dalla propria famiglia pesi per i rifugiati politici, status che gli appartiene. Durante la cerimonia ha personalmente declamato la sua opera della quale segue la traduzione in italiano.

“LETTERA ALLA MIA CARA MAMMAPROT.n.78/C
Durante tutta la mia vita, ti sei battuta contro l’ingiustizia.
Mi hai portato di fronte alle lotte con un solo alleato: papà.
Adesso che non è più là, ti voglio chiedere di darmi una vita migliore.
Ho avuto molte infelicità ed anche poco tempo con te.
Tu sei sempre là, vegli e risali gli irti cammini, tu avanzi senza mai mostrare le debolezze.
Tu sei la mia cara mamma!
Tu hai anche il diritto di rimproverarmi ed
il giusto giorno che arriverà io sarò vicino a te.
Tu mi hai dato la vita e così anche un amore senza condizioni.
Tu mi proteggi e mi dai conforto.
Tu mi fai ridere e piangere.
Tu sarai sempre nel mio cuore, senza che tu lo voglia o no avrai il mio amore.
Per te è anche senza condizioni.  Sorpassa le montagne e protende verso i cieli.
È talmente forte che tu non ti batti più sola; saremo in due ed io darei tutto perché la tua vita diventi un percorso di felicità.
Ti tendo la mano e spero che tu la prenda per andare avanti insieme e non più uno di fronte all’altro e verrà un giorno che io ti dirò grazie.
Grazie per tutto quello che hai fatto per me.
Tu che mi hai dato la voglia di vivere, la voglia di lottare e di riuscire.
Tu che mi hai dato la forza che non ho mai immaginato ed il coraggio che l’essere umano non può avere.
Tu mi hai fatto comprendere che non si può avere tutto nella vita; che la vita è difficile e che la felicità non è facile trovarla.
Mi hai fatto comprendere che non bisogna dare tanta fiducia alle persone e mi hai rassicurato che i dolori ci rendono sempre migliori.
Non ti dimenticherò mai madre mia perché per me resterai impressa nel mio cuore.
Mia cara mamma io ti amo più che tu possa immaginare. Grazie mamma.”

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È stata assegnata una menzione speciale della critica alla lettera avente n. di protocollo 32/S della Sig.ra Ranfino Giovanna di Strudà di Vernole (Lecce) declamata dalla dott.ssa Vincenzina Pifferi, consigliere della Consulta Giovanile.

Per sempre  (prot.n.32/s)
Mio adorato amore,
come ben sai, l’unica cosa in cui riesco bene e’ scrivere. decido, quindi, di trasformare, ancora una volta, i miei sentimenti in parole, affinché rimangano incisi su carta.
Desidero lasciarti qualcosa di concreto ed eterno; qualcosa che ti parlerà di me e ti permetterà di ricordare, rivivere momenti insieme e forse anche emozionare.
Nel corso degli anni ti ho scritto così tante lettere che oramai ho perso il conto.
All’improvviso sentivo crescere dentro me qualcosa di simile ad energia che passava attraverso le mie dita, si impossessava dell’inchiostro nero, materializzandosi su una distesa bianca. Adoravo il momento in cui trovavi le mie lettere nei posti più impensabili della nostra piccola casa e sorridevi, come per dire “ci risiamo!”.
Questa lettera, caro, e’ speciale. se stai leggendo queste parole significa che la mia anima e’ volata via e il mio cuore ha ceduto allo scorrere inesorabile del tempo.
Ti prego di non portare il lutto, ma di continuare a sorridere e a respirare fino in fondo la magia della vita, così come mi hai insegnato a fare tanti anni fa.
Non e’ mai facile dire addio a qualcuno. ho pensato tante volte alla mie ultime parole e ho capito che sarebbero venute da sole.
Credevo che avrei scritto questa lettera in una giornata grigia e piovosa, invece oggi splende il sole. ti sei appisolato sulla poltrona, come ogni pomeriggio e dalla finestra filtrano i timidi raggi del sole che delicatamente si posano sul tuo viso.
Nonostante le rughe e i capelli bianchi riesco ancora a vedere il ragazzo di cui mi sono innamorata 45 anni fa e che ha stravolto la mia vita.
Non credevo l’amore esistesse. credevo che, come la vita, non fosse altro che un inganno. Un po’ come nei numeri di prestigio dove si rimane affascinati da ciò che, in realtà, e’ pura finzione, pura illusione.
Nel profondo del mio cuore, però, sognavo di trovare l’amore, perché sapevo che sareste stato l’unico vento capace di smuovere la rigidità della mia vita e, allo stesso tempo, l’unica barca in grado di salvarmi dal mare in tempesta in cui rischiavo di naufragare.
Ho capito che il mio desiderio diventava realtà, quando ti ho riconosciuto per strada. uso il termine “riconoscere” perché l’amore e’ proprio questo: riconoscere la propria metà, il pezzo mancante con cui completare il puzzle. Ho riconosciuto il tuo sguardo e il tuo sorriso come se ci conoscessimo da sempre; come se in un’altra vita o in un tempo lontano avessimo vissuto insieme. Mi piace immaginare, e in un certo senso anche illudermi, che questo sia possibile.
Pitagora parlava di “metempsicosi”, oggi si usa il termine “reincarnazione”.
In questo momento, più che mai, spero che sia così, perché una sola vita non basta. Il nostro amore e’ troppo grande per terminare quando tutto sarà buio.
Voglio immaginare che ci incontreremo di nuovo e ci riconosceremo, come e’ successo tanti anni fa.
Sono cresciuta in orfanotrofio, dove l’amore non era che un miraggio. Non conoscevo la felicità, la libertà e la spensieratezza che ogni bambino dovrebbe avere. Non sapevo cosa fosse l’affetto che regna in famiglia, ma il calore di un abbraccio. Il primo l’ho ricevuto da te, insieme a tutti quei sentimenti mai provati prima, ma assaporati solo nei libri.
Sei entrato nella mia vita nel momento in cui il terreno stava per sgretolarsi sotto i miei piedi. Con assoluta grazia ed eleganza mi hai preso per mano e insieme abbiamo mosso i primi passi della nostra vita insieme. Ho conosciuto la vera gioia, quando ho sentito dentro me il primo moto di una nuova vita. Diventare madre mi ha reso più matura e mi ha fatto conoscere ciò che di più bello la vita può donare.
Abbiamo costruito una famiglia con i mattoni del nostro amore e tra mille ostacoli.
Per questo ti devo tutto: ti devo una vita intera trascorsa con me.
Come un gigante buono mi hai portato sulle tue spalle da cui ho ammirato il mondo con occhi diversi e da prospettive uniche, di cui non ero a conoscenza.
Sei stato il faro che mi ha salvato in ogni momento di smarrimento, guidandomi verso il porto più sicuro.
Sei stato la forza e il coraggio che mi ha aiutato a distruggere quella corazza che ho sempre portato addosso per difendermi dal resto del mondo.
La mia infanzia ha segnato la mia vita e le ferite lasciate dal passato sono sempre difficili da eliminare. Possiamo coprirle e dimenticarle, illudendoci che non ci siano, ma nei momenti di debolezza le ritroveremo sempre lì, pronte a graffiarci con i loro artigli.
Platone diceva: “tanto più tu scrivi, tanto più dimentichi”. ho fatto questo finché non ho incontrato te; finché il destinatario delle mie lettere non sei diventato tu.
Scrivevo per liberarmi dal dolore che mi trafiggeva il cuore e per dimenticare quelle ombre oscure che invadevano la mia vita.
Hai dedicato la tua vita a proteggermi e a curare le mie ferite con il tuo amore. Per questo lascio a te il mio cuore, materializzato attraverso le mie lettere e le mie parole. contengono non solo la mia vita, ma anche me stessa.
Ogni volta che le leggerai, io sarò accanto a te.
Mentre il mondo si veste con addobbi e luci natalizie, il mio corpo si sveste della propria forza.
Non rifletto quasi mai sul mostro che risiede in me e che si sta nutrendo del mio corpo. la “malattia del secolo”, così come tutti la definiscono, non e’ che uno dei tanti ostacoli di questo lungo percorso. Ciò che importa sono i ricordi, aver vissuto accanto a te, circondata da una vera famiglia.
Mi mancherà il profumo della tua pelle, il calore dei tuoi abbracci, il suono della tua voce quando canticchiavi le canzoni di natale per i nostri figli.
Mi mancherà il tuo sorriso e le nostre passeggiate in riva al mare dove ritrovavamo noi stessi.
Grazie di essere stato un padre, un fratello, un amico ed un marito.
Grazie per aver salvato la mia vita: sei il mio angelo e il mio eroe.
Rimarrò al tuo fianco finché la tua anima non volerà via. Finché non ci rincontreremo di nuovo; perché tanti anni fa abbiamo fatto una promessa: per sempre!
Con tanto amore, tua moglie.”

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La terza ed ultima menzione è stata assegnata per la scrittura alla lettera dal titolo “Breve lettera a un bambino immaginario” della Sig.ra Maria Migaldi di San Sosti. La lettera è stata declamata dalla dott.ssa Annamaria Calonico, membro della Consulta Giovanile.

Breve lettera a un bambino immaginario…prot.n. 45/C
Caro bambino,
sei nato e vivi in un mondo che ha migliorato le condizioni di vita rispetto al passato superando il problema della sopravvivenza che attanagliava, anni or sono, le popolazioni. Oggi, la qualità della vita è mediatamente più elevata, la sua prospettiva è molto aumentata grazie alla prevenzione e alla cura più adeguata delle malattie.
Caro bambino, vivi, oggi, in un mondo più ricco di stimoli culturali, che si sforza di difendere i tuoi diritti in nome della Costituzione, riconoscendoti l’importanza di avere una famiglia amorevole, l’istruzione e cure adeguate in caso di disabilità. Devi attendere però, giustamente, al compimento di alcuni doveri familiari, etici, sociali, quali la collaborazione, il rispetto degli altri, delle regole di convivenza civile e poi delle leggi dello Stato.
Sei nato nell’era digitale che apre prospettive fantastiche se si fa un uso corretto dei suoi strumenti. Essi ti consentono una comunicazione immediata e globale che abbatte le barriere dello spazio e del tempo creando la possibilità di essere presente in altre parti del mondo e di arricchire le conoscenze.
Tuttavia, mio caro, la tua vita non sarà facile come sembra: ti accorgerai presto di aver ereditato un Paese oppresso da piaghe secolari che lo stanno devastando. La mafia, cancro della società, fa sì che un ristretto numero di persone determini la vita di molti altri, detenendo enormi capitali provenienti dal commercio di droga, dalle estorsioni, dalle speculazioni immobiliari. Ancora, la corruzione dei nostri governanti, la mancanza di un ideale politico sembrano prevalere sull’interesse della collettività e sui buoni principi della democrazia che ci sono pervenuti da civiltà antiche e illuminate.
Lo sfruttamento del suolo e dei mari, il dissesto idrogeologico, la mancanza in politica di obiettivi a lungo termine che creino uno sviluppo razionale, minano la speranza di un mondo vivibile per te e le nuove generazioni.
Ma non devi arrenderti!
Crescendo, guarda alla Storia, aggrappati alla memoria che rappresentano la forza propulsiva per un futuro luminoso e, insieme agli altri, costruisci la tua esistenza.
L’Italia è il paese di Mazzini e di Garibaldi, che sono stati l’anima del Risorgimento, e di tanti martiri generosi e coraggiosi.
È anche il paese in cui i “Padri Costituenti”, dopo la seconda guerra mondiale, hanno scritto la nostra Costituzione alla luce della Dichiarazione dei diritti dell’uomo (1789), lavorando affinché tutti gli italiani potessero vivere in pace, rispettosi gli uni degli altri, senza discriminazioni di razza, religione, sesso, opinioni politiche e per ciascuno vi fossero uguali opportunità.
Non dimenticare, mio caro bambino, che l’Italia è maestra di ogni forma d’arte: dalla musica alla letteratura con Verdi, Puccini, Vivaldi, ma anche Leopardi, Pirandello, Alvaro; dalla scienza, alla tecnica, all’architettura, con Michelangelo, Raffaello, Borromini…
Umberto Eco, parlando ai giovani, qualche giorno fa, circa il patrimonio artistico presente in Italia ha affermato: – Anche l’America si è ispirata al Neoclassicismo e al Rinascimento italiani per costruire edifici, chiese, monumenti che l’hanno resa grande e importante.
Dunque, carissimo, ama lo studio, l’impegno e, in seguito, il lavoro, che ti permetteranno di contribuire alla crescita di una società in cui ogni cittadino abbia la possibilità di soddisfare i bisogni fondamentali e… tant’altro. In cui ognuno si senta libero e coinvolto nella partecipazione attiva alla cosa pubblica.
Trai linfa vitale dal passato per proiettarti verso un futuro che restituisca all’Italia la bellezza e il decoro che tanto le si addicono.

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Si è così conclusa la prima Edizione del Concorso Letterario Internazionale “Lettera d’amore” con grande successo di pubblico e di partecipazione. Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita del Concorso lavorando con impegno fuori e dietro le quinte. Alla prossima edizione!

La segretaria del Concorso

Dott.ssa Maria Pina Aragona