La signorina Bruno Valentina mi dà l’occasione per far capire meglio come si costruisce addosso a una persona l’immagine del lupo cattivo: di come, cioè, si è capaci solo di orchestrare campagne di criminalizzazione contro quegli avversari politici di cui non si è in grado di controbattere le critiche più semplici, e in generale contro tutti coloro che manifestano dissenso nei confronti del capo clan. La tattica è semplice: si aggredisce con falsi pretesti la persona che “dà fastidio” per costringerla al silenzio; se poi questi si ostina a parlare e magari a difendersi, alzando il tono della voce, ecco che scatta la manovra: le truppe dei fedelissimi si lanciano all’attacco e aizzano il popolo contro il “malvagio” che ha osato reagire. È come dire che se l’agnello della favola che tutti conosciamo fosse riuscito, per miracolo, a respingere il lupo – facendogli anche un po’ di male – avremmo dovuto condannare quel perfido agnello per non aver permesso al lupo affamato di sbranarlo e cibarsi della sua tenera carne! Ecco dunque il mio atroce dilemma! La signorina Bruno – senza che il sottoscritto l’abbia chiamata in causa – mi ha definito “sputaveleno”, mi ha dato dello “stupido”, dell’ “ipocrita” e del “rabbioso” (per non parlare dell’enorme sciocchezza sui manifesti “anonimi”!) senza citare un solo fatto concreto e documentato per giustificare questi suoi insulti. Ecco, dunque, il dilemma: devo chinare la testa e tenermi questi insulti, per evitare di essere additato come un lupo ancora più cattivo, o devo difendere il mio diritto alla libertà di pensiero e di parola? Sarò certamente un inguaribile idealista, uno di quei marziani che credono ancora in una cosa che si chiama dignità, ma io quelle parole le rispedisco senz’altro al mittente: se le ripeta, l’autrice, quando si guarda allo specchio, e le troverà certamente più consone e appropriate.
La favola del lupo cattivo e della politica come paravento di un astio personale era stata messa in circolazione durante la campagna elettorale del 2004 e poi – qualche volta gridata ma più spesso sussurrata insistentemente all’orecchio – ha funzionato per un po’ di tempo. Ma per fortuna ci sono ancora tante persone che fanno un uso autonomo del proprio cervello, così da molti ho avuto il piacere di veder riconosciuta l’onestà intellettuale della mia attività politica: diversi amici (anche nell’ultimo anno), mi hanno detto chiaramente che si erano bevuti la storia del personalismo e solo con molto ritardo si sono resi conto che i metodi di questi amministratori erano proprio quelli evidenziati dalla minoranza e che la loro politica era quasi tutto fumo.
Le analisi, le critiche e le proposte della minoranza sono documentate in decine e decine di manifesti, ma anche in decine e decine di mozioni, interrogazioni e interpellanze, come ricorda un mio anonimo sostenitore (al quale continuo a dire che è sempre meglio mostrare la faccia). E poi vi sono i numerosi interventi effettuati nelle sedute consiliari, che rappresentano in seno all’istituzione le idee e quindi il progetto politico dei consiglieri di minoranza. Se l’Amministrazione in carica avesse avuto un po’ a cuore la trasparenza e l’informazione, essa avrebbe potuto diffondere le deliberazioni via internet, come fanno già tanti comuni e come noi avevamo suggerito e auspicato quando, quattro anni fa, votammo l’adesione al consorzio Asmenet: il sito c’era, gli atti di Giunta e di Consiglio vengono digitati direttamente al computer perciò sarebbero bastati pochi minuti al giorno per garantire a gran parte dei cittadini una informazione facile e tempestiva. Ma questa proposta non è piaciuta (e chissà, poi, cosa si intende quando si parla di proposte!).
Non voglio abusare dello spazio che mi viene concesso, anche perché una sintesi di quello che è stato fatto dovrebbe essere necessariamente troppo sommaria. Ma posso annunciare che entro breve tempo dovrei aprire un sito internet proprio per pubblicare tutto il materiale prodotto in questi anni dal gruppo di minoranza: chi non ha potuto o voluto seguire la nostra attività, chi vuole ricordarsi alcune cose, chi vuole comunque documentarsi nell’imminenza della prossima campagna elettorale avrà una fonte a cui attingere, sia che il sottoscritto si presenti, con una sua lista, da candidato a sindaco, sia che non si presenti affatto.
Prima di chiudere questo intervento voglio anche rispondere brevemente a Pietro Bruno. Intanto premetto che se conosci bene l’operato politico della minoranza e ritieni che sia stato negativo o inadeguato, tanto di cappello: ho appena affermato la preminenza – nella mia scala di valori – della libertà di opinione; se invece non ne hai una conoscenza completa, il sito che intendo aprire ti potrà essere utile e mi troverai sempre pronto per qualsiasi confronto. Detto questo, non c’è davvero niente di surreale nella questione che hai posto, ma trovo invece molto surreale il modo in cui l’hai posta. Di colpo quel puntarmi il dito contro, come se mi fossi macchiato di chissà quale misfatto o volessi nascondere chissà quale vergogna! Solo dopo ho capito l’assurda motivazione: hai interpretato come una frecciata rivolta a te la mia frase relativa alle ambizioni personali! Beh, consentimi, ma bisogna avere proprio la coda di paglia per arrivare a questa conclusione e sconfinare nelle competenze ministeriali e simili (che se, poi, tali competenze sono requisiti tanto necessari aboliamo le amministrazioni locali e mettiamo al loro posto direttamente un funzionario dei ministeri: si risparmierebbe parecchio).
Sulla fontana di Fra’ Giovanni non sono intervenuto per due semplici motivi: 1) avrei potuto solo aggiungere la mia espressione di sdegno a quella di altri, ma mi sono astenuto perché non volevo apparire come il furbo che cerca di cavalcare la tigre della protesta; 2) non avevo e non ho nulla da nascondere e quindi da giustificare, non essendo venuto meno (neppure per distrazione) ad alcun dovere correlato al mio mandato di consigliere comunale di minoranza. Il mio primo dovere era quello di prendere conoscenza del progetto, ed è la cosa che ho fatto prima che iniziassero i lavori. Per le modeste competenze tecniche che possiedo non ho riscontrato nulla di preoccupante riguardo alla fontana: in una relazione tecnica illustrativa che mostrava grande attenzione al “recupero e riqualificazione dei siti degradati” l’unico intervento previsto era “pulizia e risanamento della presente muratura per la fontana di Fra’ Giovanni“, dove la parola risanamento associata a pulizia fa pensare a un intervento conservativo, visto anche che nei disegni dei “particolari costruttivi” la fontana non appariva assolutamente. Si aggiunga che nella parte generale si parla anche di “rivestimenti in pietra locale di esistenti manufatti di cemento”: qualcuno avrebbe potuto sospettare che, invece, avrebbero manomesso proprio la pietra locale (la vasca) per sfregiarla e occultarla con quei deliziosi mattoncini?
Spero almeno che ora non mi si venga a dire che avrei dovuto piantonare i lavori giorno e notte, sostituendomi magari ai direttori dei lavori! Dovresti dunque convenire, caro Pietro, che qualcosa di surreale c’era nel tuo commento: l’animosità che avresti dovuto riservare agli autori dello “scempio” l’hai incanalata tutta verso di me che, invece, sono parte doppiamente offesa e ingannata: come cittadino e come amministratore.
Se vogliamo cambiare veramente le cose – lo ripeto insieme all’amico Mario Sirimarco, di cui ho particolarmente apprezzato l’intervento – dobbiamo ripartire dalla partecipazione e dall’assunzione di responsabilità a livello collettivo.
Vincenzo Oliva
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