E’ di questi giorni la notizia secondo cui il Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi avrebbe intenzione di limitare le “intercettazioni di conversazioni o comunicazioni telefoniche e di altre forme di telecomunicazioni” (come definite dal codice di procedura penale) ai soli reati di criminalità organizzata e di terrorismo. Fa da eco la voce del leghista Maroni che rilancia :no anche i reati di corruzione! Sembra un teatrino montato ad arte. In campagna elettorale si è parlato di risolvere il problema della disoccupazione, aumentare le pensioni, ridurre il precariato, abbattere il costo della vita, incentivare la produttività e la competitività delle imprese ecc… le solite favolette da campagna elettorale. E ora una volta eletto per inaugurare la legislatura quali sono i provvedimenti che il Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi ritiene prioritari??!! Eliminare le intercettazioni!! Tappare “l’ORECCHIO” della magistratura!! In soldoni il motivo di questo provvedimento è di impedire che la vita privata delle persone non venga sbattuta in prima pagina! Tutela della Privacy si chiama. A totale discapito dell’interesse pubblico all’accertamento, persecuzione e repressione dei reati, dell’interesse alla tutela del diritto alla prova e quindi all’accertamento della verità. In genere una legge bilancia gli interessi in gioco a seconda della loro importanza… qui la bilancia pende tutta dal lato della tutela della Privacy… almeno gli interessasse davvero quella!! Ma bisogna fare alcune precisazioni per capire quanto la proposta sia indecente!
Punto primo: la maggior parte dei reati di natura finanziaria e contro l’economia pubblica (bancarotta fraudolenta e preferenziale, insider trading e tanti altri reati che interessano i “ricchi”), dei reati contro la pubblica amministrazione (corruzione, concussione) e l’amministrazione della giustizia e alcuni reati contro il patrimonio (truffa ai danni dello stato, per il conseguimento di erogazioni pubbliche) sono perseguiti esclusivamente grazie allo strumento delle intercettazioni. Senza le intercettazioni non avremmo (e i magistrati non avrebbero) saputo del crack Parmalat e Cirio e della maxi tangente Enimont (ma i casi sono infiniti) e soprattutto gli autori non avrebbero pagato.
Punto secondo: la tutela della Privacy viene in gioco nel momento in cui ad essere pubblicate sui giornali o trasmesse sulle televisioni sono notizie della vita privata delle persone sottoposte ad intercettazioni tipo “amore stasera faccio tardi non aspettarmi per cena” o “ci vediamo a casa tua per le nove…con mia moglie ho sistemato”. Queste sono le intercettazioni invasive della privacy! Per cui il problema che il Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi fa passare come “generale” è in realtà “particolare” in quanto limitato a ipotesi ben precise. Se trasmettono in televisione che un certo ministro prende tangenti QUESTE SONO NOTIZIE CHE IO ELETTORE DEVO SAPERE così non lo voto più.
Terzo punto: chiariamo un pò di cose sulla disciplina delle intercettazioni e sui limiti già esistenti. Il codice di procedura penale stabilisce che “è vietata la pubblicazione di atti d’indagine (comprese quindi le intercettazioni) coperti da segreto” e aggiunge che “gli atti sono coperti da segreto fino a quando l’imputato non può conoscerli” il che vuol dire,in linea teorica, che una volta che l’imputato conosce gli atti che lo riguardano questi non sono più segreti e sono quindi pubblicabili. Dico in linea teorica perché poi aggiunge che se si va in dibattimento (il processo vero e proprio) gli atti, se pur non più segreti, non possono essere pubblicati fino alla sentenza… però può essere pubblicato il loro “contenuto”!! Cioè non si può pubblicare l’atto integrale (ad es. l’intero testo della intercettazione) ma il contenuto si. Quindi una disciplina che limita la pubblicazione degli atti (se pur criptica) esiste già. Per quanto riguarda nello specifico le intercettazioni il codice stabilisce che una volta effettuate, le registrazioni con i verbali contenenti una sintesi del contenuto delle intercettazioni devono essere depositate nella segreteria del pubblico ministero affinché l’imputato e il difensore possano prenderne visione e successivamente in contraddittorio tra loro, PM e difensore decidono le registrazioni da tenere e quelle irrilevanti per le indagini da eliminare. Le registrazioni irrilevanti (“amore ci vediamo ecc”), se si tiene conto che le intercettazioni avvengono 24 su 24, sono evidentemente la gran parte… il problema è che il deposito in segreteria avviene prima che le intercettazioni vengano epurate dalle parti inutili ed è proprio in questa fase della catena che i giornalisti riescono ad ottenerle!
Ora partendo dal presupposto che l’intento sia effettivamente quello di una maggiore tutela della riservatezza e non altro, appare assolutamente aberrante eliminare in toto le intercettazioni quanto è sufficiente intervenire in quel punto del meccanismo in cui è possibile una fuga di notizie. Se le intercettazioni venissero depositate in segreteria già epurate dalle parti irrilevanti ai fini delle indagini (cioè tutti gli scorci di vita privata che,come dicevo, sono la maggior parte) il problema sarebbe risolto. A questo punto i telegiornali potrebbero soltanto pubblicare, laddove consentito, intercettazioni, chiaramente di un personaggio importante (quelle delle persone comuni non le pubblica nessuno), che hanno un contenuto penalmente rilevante e che quindi interessano alla gente che ha anzi un diritto ad essere informata!
Quello che voglio dire, e concludo, è che non si può impedire ai magistrati di indagare soltanto perché i giornalisti pubblicano notizie lesive della privacy. E ammettendo anche che non si vuole che venga pubblicata nessun tipo di intercettazione, neppure quelle penalmente rilevanti (in via d’eccezione rispetto a tutti gli altri atti di indagine), la soluzione al problema non è impedire le intercettazioni ma impedire che vengano pubblicate. Sarebbe come dire che siccome è stata realizzata un’opera abusiva su una collina… butto giù tutta la collina! E’ evidente che c’è qualcosa che non quadra.
Elio Ardifuoco